Le condizioni internazionali e la guerra in Ucraina

Il rapporto tra l’Unione Europea e gli USA nel mezzo della catastrofe e del crollo dell’economia mondiale

del Comitato Editoriale de “L’Organizzatore Operaio Internazionale”

Questa grave crisi che si apre nell’Europa di Maastricht e nell’Est europeo è iniziata quando Biden ha detto: «L’Ucraina è della NATO» e l’Ucraina ha accettato volentieri di esserlo. Per Putin questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso perché significava che l’Ucraina, come la Bielorussia, sarebbe rimasta come la Lettonia, la Lituania, l’Estonia e il resto dell’ex Patto di Varsavia: sotto il comando degli yankee e con gli Usa che accerchiano la Russia.
Ciò è avvenuto quando si stava ultimando la costruzione del gasdotto Nord Stream II, che ha rappresentato un enorme salto nel rapporto della Russia con l’Europa imperialista di Maastricht, che è sotto il comando dell’asse franco-tedesco.
Sono stati gli yankee che, con la loro offensiva pro-NATO in Ucraina, hanno ribaltato la situazione di questa “comunità d’affari” europea. L’asse franco-tedesco aveva conquistato il suo spazio vitale e una divisione del lavoro negli ultimi decenni non solo nei Paesi dell’area del trattato di Maastricht ma in tutta Europa, estraendo materie prime soprattutto dalla Russia. Questo spazio vitale dell’asse franco-tedesco cospirava e cospira, a ogni passo, contro la supremazia statunitense sul pianeta. Gli Usa hanno poi lanciato la loro offensiva in Europa contando sulla propria forza, quella che gli ha dato la guerra, ovvero la Nato, che ha realizzato un’enorme espansione verso l’Est Europa, puntando i suoi cannoni contro la Russia.

Sulla mappa dei trenta Paesi che appartengono alla NATO, possiamo vedere che quattordici di loro sono ex repubbliche sovietiche soggiogate e controllate come colonie o semicolonie dagli Stati Uniti. La NATO, “Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico”, è stata istituita alla fine della seconda guerra mondiale. Attraverso di essa, gli Stati Uniti si sono posizionati come “il garante militare” dei Paesi dell’Europa imperialista. Sono stati i vincitori della seconda guerra. A causa di questo risultato, la Germania, che era stata sconfitta nella guerra, non poteva armarsi ed è stata sottoposta alla NATO sotto il comando militare dell’imperialismo anglo-yankee.
Intanto gli USA hanno lasciato allo stalinismo il controllo delle masse dell’Est Europa fino alla Russia, a condizione che salvassero dalla rivoluzione l’Europa imperialista, uscita totalmente in bancarotta dalla guerra.

Questa situazione cambiò radicalmente dall’89, quando venne storicamente definito il duplice carattere della seconda guerra mondiale, che includeva l’imposizione della restaurazione del capitalismo in URSS, questione che non si ottenne con i carri armati di Hitler ma con il dollaro e la finanza di Wall Street.
Nell’89 la Germania ne uscì unificata, con la potenza della sua industria metalmeccanica e di alta tecnologia, e insieme alla Francia chiusero l’Europa imperialista e aprirono le frontiere interne per imporre il libero scambio che includeva un “cortile di casa” nei Paesi dell’ex Patto di Varsavia, con maquiladoras e manodopera schiava, e l’accaparramento delle enormi fonti di materie prime, energia, alimenti e minerali dalla “grande” Russia, in collaborazione con gli oligarchi e la borghesia putiniana, accompagnando passo dopo passo l’offensiva yankee in tutto gli ex stati operai.
Francia e Germania in particolare iniziarono a controllare il mercato europeo, mentre contendevano agli Usa la colonizzazione degli ex stati operai dell’ex Patto di Varsavia. Gli yankee stavano imponendo a ciascuno di questi Paesi di entrare nella NATO per controllarli politicamente, mentre essi si integravano anche all’Unione Europea.
Con il controllo della NATO, gli yankee facevano valere il loro peso nell’economia europea e con gli affari di Wall Street hanno catturavano gli investimenti e le eccedenze finanziarie delle banche europee. Tanto che allo scoppio della crisi economica del 2008, il 70% degli attivi delle banche in Europa andò perso, perché erano a Wall Street.
Così si è articolato il mercato comune europeo nel suo complesso e in questo modo è stato messo in relazione con l’economia mondiale che è sotto l’egemonia nordamericana.

Tutto sembrava a posto fino allo scoppio del crack economico mondiale. La crisi del 2008 e del 2019-2020, che hanno colpito al cuore gli Stati Uniti, hanno portato l’Europa a chiudersi sempre di più. Il mercato europeo e mondiale si è ristretto.
Anche i pirati di Maastricht hanno iniziato a fare accordi paralleli con Pechino nel tentativo di rafforzare il commercio e i loro investimenti in Cina come blocco europeo. Ciò ha aperto una disputa aperta degli Stati Uniti contro Maastricht, per e contro la Cina.
È così che Trump è apparso “a calci” nell’economia mondiale, alzando i dazi sui prodotti europei esportati verso gli Stati Uniti, mentre esigeva che l’Europa aprisse i suoi mercati, come avevano fatto gli yankee con le società europee installate in Messico e Canada tramite il NAFTA (Trattato Nord Americano di Libero Scambio, ndTrad). Così è scoppiata una guerra commerciale aperta per l’Europa, per la Cina e per il mercato mondiale nel suo insieme.
Ciò ha portato la Germania ad approfondire, insieme alla Francia, le sue relazioni con la Russia in campo economico e politico. A questo serviva la costruzione con le imprese tedesche del gasdotto Nord Stream II, che va direttamente dalla Russia alla Germania, che ne farebbe il grande distributore di gas in tutta Europa e le darebbe un’indipendenza energetica strategica, accoppiando la sua economia alle fonti di materie prime russe senza dover passare attraverso il gasdotto ucraino controllato dalla famiglia Biden o il gasdotto del Caucaso, che va nel Mediterraneo attraverso la Turchia, ed è anch’esso controllato dagli USA.
Così, tra la crisi yankee e un’Europa che avanzava sempre più verso l’Est, i rapporti di quest’ultima con gli Usa avevano già raggiunto livelli insopportabili.
Il Nord Stream II era già terminato all’inizio di questa guerra. Il presidente del consorzio Gazprom che ha costruito questo gasdotto è l’ex primo ministro tedesco, Schröder.
Il gasdotto era gia pronto per funzionare. Nella disputa per il mercato europeo gli USA non potevano permetterlo. Stavolta, lo stalinismo e la sinistra riformista mondiale che prima hanno sostenuto Obama e poi Biden, si sono rotti i denti quando hanno proclamato le bontà “democratiche” dei banditi e dei pirati del Partito Democratico yankee: è stato Biden a prendere a calci tutti gli accordi preesistenti e condotto fino alla fine la guerra commerciale che Trump aveva iniziato, ed è stato lui che affermato il peso della NATO e del suo controllo militare sull’Europa per imporre che questo gasdotto, il Nord Stream II, non fosse aperto. E così è oggi, chiuso. Ma non per le truppe di Putin, ma per l’embargo imposto alla Russia dagli Usa. Pertanto, gli Usa vogliono continuare a fornire gas liquefatto alla Germania ad un costo molto più alto.

L’interruzione del Nord Stream II ha tagliato un filo decisivo nell’organizzazione del lavoro europeo dal Portogallo alla Russia, poiché gli altri gasdotti e oleodotti sono controllati dagli USA.
L’UE stava già per completare il suo spazio vitale in Europa, per il quale la Germania ha combattuto due guerre mondiali. Dal 2008 gli Stati Uniti hanno cercato di impedirlo, prima con Obama e poi con Trump. Oggi con Biden sono riusciti a imporsi, usando il peso della Nato e la guerra. Gli USA si sono interposti tra l’UE e la Russia con la NATO e con il controllo militare che esercita nei Paesi dell’Est Europa.
Con questa offensiva yankee, l’equilibrio politico, economico e militare dell’Europa si è rotto, una questione che ha portato enormi conseguenze per la politica e l’economia mondiale.

Ecco perché la guerra in Ucraina ha poi un secondo carattere che è fondamentale: gli USA hanno rotto il patto dell’asse franco-tedesco con la Russia. Insistiamo, Biden non poteva permettere a Germania e Francia di completare la costruzione del loro spazio vitale europeo nel mezzo di una palude capitalista paragonabile solo alla crisi degli anni ’30.

La seconda guerra mondiale si diede per questa medesima situazione: la Germania invase la Francia e poi l’URSS perché credeva che se avesse esercitato il suo controllo dal Portogallo alle steppe russe, alla fine della guerra il suo sarebbe diventato l’imperialismo dominante. La seconda guerra mondiale avvenne perché gli Stati Uniti non accettarono né che la Germania controllasse l’Europa né che il Giappone facesse lo stesso nel Pacifico. Gli yankee hanno tentato di conquistare tutto il mercato mondiale in una guerra di pirati controrivoluzionari per il dominio del pianeta e delle sue aree di influenza.
Quella guerra è stata vinta dall’imperialismo anglo-yankee e anche nel 21° secolo si afferma la divisione del mondo che ne è derivata. Questo è ciò per cui gli Stati Uniti tifano per l’adesione dell’Ucraina alla NATO: per essere quelli che circondano la Russia ai suoi confini e quelli che si lasciano alle spalle l’Europa di Maastricht.

L’anno ’89 ha segnato un paradosso: la Germania, che era stata sconfitta in guerra, ne è uscita unita e, insieme alla Francia, ha ricostituito uno spazio vitale in Europa e ha finito per essere la potenza imperialista che ha beneficiato maggiormente della restaurazione capitalista in URSS.

L’affermazione di Biden: “l’Ucraina appartiene alla NATO” è stata un duro colpo anche per le pretese dell’asse franco-tedesco, ed ancora una volta ha posizionato gli Stati Uniti nell’Europa orientale, cercando di raggiungere i confini stessi con la Russia, facendo esplodere non solo il Nord Stream II, ma anche il patto di Germania e Francia con Putin e gli affari di quest’ultimo in Europa.

Questo è il doppio carattere dell’offensiva yankee, che ha provocato una crisi enorme in Europa e ha destabilizzato, come abbiamo già detto, tutto il suo equilibrio politico, economico e militare.

Gli Stati Uniti curano i loro interessi e hanno sottomesso, per ora, il riluttante asse franco-tedesco. Potenze imperialiste minori come Spagna, Italia e Portogallo si sono piegate rapidamente e pienamente al piano yankee, dimostrando di avere enormi legami finanziari con la City di Londra e Wall Street.

Durante queste settimane di guerra in Ucraina, la Germania ha sospeso il Nord Stream II, non prima di aver sequestrato e nazionalizzato la filiale tedesca di Gazprom, mentre continua a ricevere il gas russo, anche se ha già annunciato di aver iniziato il percorso per l’indipendenza energetica da Mosca.
Il fatto che l’asse franco-tedesco accetti di subordinarsi temporaneamente al piano statunitense non significa che non entrerà in modo aggressivo nella disputa sulle fonti di materie prime, commodities e minerali della Russia e dalle ex repubbliche sovietiche.
La Germania ha già annunciato un enorme aumento del suo budget militare di oltre 100 miliardi di dollari. Senza dubbio, con la sua alta tecnologia armerà uno degli eserciti più potenti d’Europa nel giro di settimane o mesi.

Gli Stati Uniti, come sosteneva il marxismo rivoluzionario, presero il controllo del mondo come un vulcano in eruzione per appropriarsi del mercato mondiale con le sue enormi forze produttive. Riuscirono così ad essere uno dei grandi vincitori della seconda guerra mondiale per la suddivisione del mondo, sottomettendo anche l’Inghilterra, che ben presto accettò quel rapporto di forze instauratosi a metà del XX secolo.
I pirati di Wall Street sono quelli che hanno guidato la restaurazione capitalista in Urss, Cina, Vietnam…
E ora, nel ventunesimo secolo, con la caduta del Patto di Yalta e nel mezzo dell’enorme catastrofe e crisi che il capitale parassitario dei Paesi imperialisti ha causato all’economia mondiale, gli Usa come potenza dominante cercano di mantenere la loro egemonia. Ma questo possono farlo solo confrontandosi con i propri concorrenti, promuovendo guerre commerciali e avventure militari, e persino guerre regionali e continentali per le zone di influenza.
L’imperialismo yankee si mantiene come il primus inter pares delle potenze imperialiste dividendo l’Europa, accerchiando la Cina con un blocco del Pacifico, attraverso una mini-NATO che si sta installando attorno alla sua base militare in Giappone e Australia, controllando prima militarmente e poi con i suoi agenti le rotte petrolifere del Medio Oriente, e mantenendo sottomesso il suo “cortile di casa” latinoamericano.

Queste relazioni interimperialiste riaffermano la tesi leninista secondo cui se a un imperialismo o a un blocco imperialista le cose vanno bene, all’altro devono andare male. L’economia mondiale non basta per tutti. Sono banditi che saccheggiano zone di influenza.
Se nell’89 con la restaurazione capitalista le vene sclerotiche di un sistema in bancarotta hanno ricevuto sangue fresco, ora nel mezzo della stagnazione dell’economia mondiale, l’imperialismo ha bisogno di mantenere quei mercati interni costruiti e modellati dai forti investimenti imperialisti in Cina e Russia.

Quindi, dal punto di vista strategico, possiamo dire che i bombardamenti in Ucraina sono i primi bagliori della prossima guerra mondiale, se il proletariato non lo impedisce. È che ciò che è in questione è quale potenza imperialista deterrà i nuovi mercati di Russia e Cina.
Esistono, prodotto della restaurazione capitalista, poderosissime borghesie nazionali. Queste si sono arricchite, da un lato, per l’associazione che mantengono con l’imperialismo e i suoi investimenti in quei Paesi, approfittando dei vantaggi comparativi degli stessi, e dall’altro, controllando le imprese statali di servizi e materie prime con cui forniscono le multinazionali in Cina o che esportano a livello mondiale, come nel caso della Russia.
Essere a capo e sfruttatore diretto di centinaia di milioni di lavoratori cinesi incorporati nell’economia capitalista mondiale dà un tale potere a queste borghesie nazionali, che solo l’imperialismo potrà spezzare trascinandole in mille e una crisi e con le guerre. Ripetiamo: con le guerre.

La questione è chiara: se l’asse franco-tedesco continuerà a imporre la propria impronta e a consolidare uno spazio vitale in Europa e se gli Usa perderanno il controllo delle rotte commerciali del Pacifico, comincerà la decadenza dell’imperialismo statunitense. Ma nessuna potenza imperialista si ritira pacificamente dal pianeta e questo è ciò che stiamo vedendo in furiose guerre commerciali, che non smettono di approfondirsi, e in guerre di occupazione e annessione.

È da questo punto di vista che diciamo che, da un lato, l’Ucraina è una pedina consegnata dagli yankee per spezzare la divisione del lavoro dell’asse franco-tedesco in Europa e, dall’altro, una Ucraina massacrata e schiacciata è una buona strada per gli Stati Uniti per accerchiare Mosca.
Per questo gli Usa inviano solo armi difensive in Ucraina, per, con grande cinismo, permettere che venga schiacciata dalle truppe di Putin, ma senza che egli vinca la guerra. Biden prepara un nuovo patto di spartizione dell’Ucraina, che resterà tutelata dalla Nato e dagli yankee, con la “grande” Russia che riceverà in premio Donbass e Crimea, ma economicamente accerchiata da una feroce guerra commerciale. Non possiamo nemmeno escludere che l’imperialismo trasformi l’Ucraina in una palude in cui l’esercito russo possa sprofondare. In questa guerra, in cui gli Stati Uniti non combattono, non perdono mai. Chi perde, in primo luogo, è l’Ucraina e la sua classe operaia, che rimangono schiacciate dall’accerchiamento della Nato e dal massacro perpetrato dal garante degli affari dell’imperialismo in Ucraina: l’assassina borghesia “grande” russa.

Con l’attuale offensiva politica e l’assedio economico contro la Russia, come vediamo oggi, con questa feroce guerra commerciale che porta a un livello superiore quella iniziata da Trump, gli yankees cercano di lasciar decantare un agente diretto filo-yankee all’interno della “Grande Russia”. Dato che gli Usa vogliono prendersi tutto, non hanno più bisogno di un agente indiretto come il governo Putin e i suoi oligarchi, che sono grandi soci in settori chiave delle forze produttive gestite dallo Stato russo.

Il mercato mondiale si è ristretto. In venti anni del ventunesimo secolo, tre crolli hanno fatto evaporare più di novantamilamiliardi di dollari dall’economia mondiale. Wall Street ha sovvenzionato, con miliardi di dollari, le grandi multinazionali e le banche in crisi e in bancarotta, proprio come ha fatto l’UE. I capitalisti hanno speso e consumato profitti che il lavoro umano non ha ancora prodotto.
Le ricorrenti crisi delle borse valori dimostrano la svalutazione del capitale, fittiziamente sostenuto da crediti a tasso zero, così come distribuiti dalle banche centrali d’Europa, Giappone e USA negli ultimi anni. Con un’enorme emissione di dollari, hanno salvato le multinazionali e i banchieri in crisi.
La ricerca di nuove valute che garantiscano il valore del capitale di fronte al pericolo inflazionistico nel bel mezzo di una feroce recessione, crea, da un lato, tendenze permanenti alla debolezza del dollaro, e dall’altro, spinge gli Stati Uniti ad avere una politica totalmente aggressiva con i suoi concorrenti e nel mondo coloniale che opprime e depreda.
Le forze produttive sotto il controllo di questa economia capitalista mondiale putrefatta sono già state compresse a livelli estremi, mentre milioni di affamati non trovano né un letto d’ospedale, né un banco di scuola, né una casa né un Paese in cui sopravvivere.

Mentre l’Europa imperialista di Maastricht ha cercato di convivere ma allo stesso tempo di depredare succosi profitti dalle fonti di materie prime della Russia dei grandi oligarchi e miliardari, i più grandi superoligarchi finanziari mondiali di Wall Street e della City di Londra vogliono essere gli oligarchi… anche di Mosca. Da qui l’accanimento verso la borghesia “Grande russa”, l’assedio e la rapina dei suoi milioni e della ricchezza accumulata. Sono banditi che contendono gli affari e i profitti ai nuovi ricchi di Russia che sono tanto oppressivi, controrivoluzionari e nemici della classe operaia, quanto coloro che oggi pretendono impossessarsi della loro ricchezze.

Se l’offensiva anglo-yankee non è ulteriormente avanzata contro i suoi concorrenti e le masse popolari che opprimono, è perché la classe operaia nordamericana ed europea non lo consente. Hanno dovuto lasciare l’Iraq e l’Afghanistan perché enormi movimenti contro la guerra in Europa e negli Stati Uniti e un’enorme lotta delle masse in Medio Oriente sono stati ciò che ha frenato un’analoga offensiva controrivoluzionaria voluta dall’imperialismo.

In queste condizioni, l’imperialismo ha concentrato tutte le sue forze in Siria e in Ucraina. In Siria, per schiacciare le masse e spezzare la serie di rivoluzioni che minacciavano di spazzare via lo Stato di Israele e di incendiare l’intero Mediterraneo. Hanno massacrato le masse popolari che si sono sollevate, hanno dissanguato la nazione siriana, l’hanno divisa e occupata con Putin, la Turchia e gli yankee, avvalendosi dei buoni servizi del fascista Al Assad.
Hanno anche rivolto le loro forze contro l’Ucraina. Hanno usato Putin nel patto di Minsk per dividere quella nazione e mantenere gli affari del gas, espropriando le sollevazioni di massa del 2014. Hanno così impedito l’unità della classe operaia dell’Europa orientale e occidentale e, d’altra parte, gli Stati Uniti non ha permesso a Francia e Germania di consolidare il proprio spazio vitale in tutta Europa.
Se questa vittoria controrivoluzionaria prevarrà in Ucraina, in cui l’imperialismo è impegnato da anni, come già è stato imposto in Siria, i pirati imperialisti avranno mani molto più libere per intraprendere nuove offensive militari e anche per raddoppiare il loro attacco contro la classe operaia dei Paesi centrali.

Come nel ventesimo secolo, anche in questo ventunesimo secolo le masse non hanno smesso di combattere…
È la crisi di dirigenza che sbarra alla classe operaia la strada per la vittoria

Non è stata la forza degli eserciti imperialisti che dovettero fuggire, come abbiamo già visto, dall’Iraq e dall’Afghanistan, che ha fermato le enormi azioni rivoluzionarie di massa che hanno avuto luogo in questi due decenni del ventunesimo secolo.
In America Latina, due ondate di lotte di massa furono deviate dai dirigenti traditori e dalla loro perfida politica di collaborazione di classe. Prima è stato con la truffa della “Rivoluzione Bolivariana” e ora è per mano della cosiddetta “Nuova Sinistra” che ha costituito governi di collaborazione di classe vestiti di “sinistra”, che sono agenti diretti dell’imperialismo, come quello di Castillo in Perù, Boric in Cile, Arce in Bolivia e quelli che si preparano in Brasile con Lula e in Colombia con Petro. Questi governi applicano i peggiori piani dell’imperialismo, dopo aver allontanato le masse dalle piazze con “canti di sirena”.
L’imperialismo ha anche provato soluzioni fasciste e controrivoluzionarie, come il colpo di stato in Bolivia nel 2019, e ne ha testato le condizioni in Brasile con Bolsonaro.

La borghesia, l’imperialismo yankee in particolare, usa tutti i suoi agenti per controllare il suo “cortile di casa”.

Il grande tradimento dello stalinismo nel diventare la nuova borghesia a Cuba, reprimendo la sollevazione degli operai affamati come nel luglio 2021, è una pietra miliare dei colpi alle spalle che la classe operaia dell’America Latina e degli Stati Uniti ha ricevuto nella sua lotta contro l’imperialismo.

La deviazione delle ondate rivoluzionarie di massa degli ultimi anni è ciò che prepara le condizioni per nuove offensive controrivoluzionarie dirette, da parte dell’imperialismo e dei suoi regimi nel continente.

Abbiamo visto chi ha rinnegato il trotskismo essere parte di tutte queste trappole e frodi contro la classe operaia e invitare a sostenere apertamente questi governi di collaborazione di classe promossi dallo stalinismo, dalle burocrazie sindacali e dalle frazioni borghesi di sinistra per ingannare le masse, allontanarle dalle piazze col risultato che le forze repressive hanno schiacciato e imprigionato il meglio dell’avanguardia rivoluzionaria, come abbiamo visto in Colombia, Cile, Bolivia e Perù.

Ugualmente nefasto è stato il ruolo svolto dalle direzioni riformiste di fronte alla sollevazione rivoluzionaria negli Stati Uniti, con la classe operaia nordamericana che ha lottato con picchetti, scioperi, combattimenti di strada, ecc. con le parole d’ordine “scioglimento della polizia” e “senza giustizia non c’è pace”.
Ma non è stato il governo arci-reazionario di Biden né i “socialisti democratici” falsari di Sanders e Ocasio-Cortez a diluire e controllare questa ascesa di massa, ma piuttosto lo stalinismo e gli ex trotskisti che hanno agito come servitori di sinistra dei pirati yankee chiamando a sostenere prima Sanders e poi Biden… “contro il fascista Trump”. Oggi questi dirigenti si lamentano e gridano tutti insieme “Fuori la Nato!”… “Fuori gli yankee!”… “Basta con Biden!, quando sono stati loro che hanno apertamente fatto appello ad appoggiarlo negli Usa, allontanando le masse dalle strade.
Biden non è altro che un nuovo Trump venuto a promuovere la sua offensiva controrivoluzionaria a livello internazionale su un terreno mille volte superiore e su grande scala.

È la crisi di direzione rivoluzionaria della classe operaia che ha permesso queste avventure militari e queste politiche controrivoluzionarie di brutale attacco alle masse da parte dell’imperialismo e dei suoi regimi.

Prova di ciò che diciamo qui sono i sindacati e le organizzazioni operaie che sono nelle mani dello stalinismo, riciclato dai capitalisti e dai loro regimi, che lo hanno preservato dopo l’89 in modo da controllare il movimento operaio mondiale come una forza di polizia interna. Sono loro che hanno dato mano libera ai governi e ai regimi controrivoluzionari di Pechino e Mosca, perché possano essere i veri gendarmi e guardiani degli affari dei capitalisti nei cinque continenti. E possono esserlo perché si basano sulle sconfitte storiche e strategiche che hanno inflitto alle proprie classi lavoratrici, dopo aver ceduto e tradito la rivoluzione socialista in Occidente nel corso del ventesimo secolo.

Questi governi, come quelli di Cina e Russia, fanno affidamento anche sul sostegno fornito loro da tutte le dirigenze traditrici a livello internazionale. Nel primo decennio di questo secolo lo hanno fatto proclamando l’infamia del “socialismo del XXI secolo” e del “socialismo di mercato”. Più tardi, quando si sono tolti la maschera in Siria sostenendo il fascista Al Assad e l’assassino Putin, o il governo stalinista di Pechino che ha represso più di duecentomila rivolte delle masse cinesi, hanno cambiato menzogna. Ora si dedicano a presentare questi governi come sostenitori di un “mondo multipolare” che indebolirebbe, sostengono, l’egemonia nordamericana. Come se un mondo di multipli poli controrivoluzionari fosse di qualche utilità alla classe operaia e alle masse popolari oppresse! Truffatori!

Ieri stalinisti, borghesie native truffatrici dei propri popoli, quelli che hanno rinnegato il trotskismo e burocrazie sindacali varie hanno dato vita al cosiddetto “fronte antiterrorista”. Si riunirono in Tunisia nel 2013 e nel 2014 per sostenere che “in Siria bisognava schiacciare il terrorismo”. Così hanno lasciato che Assad, Putin, Erdogan e gli stessi yankee massacrassero senza pietà e commettessero un genocidio in Siria. Sono responsabili di aver isolato la classe operaia e le masse siriane e del Medio Oriente dal proletariato internazionale.
Ora in Ucraina sono “neutrali”, predicano la “colomba bianca della pace” o sostengono apertamente Putin con la menzogna che sta marciando per “schiacciare il fascismo a Kiev”… Il governo di Putin, pieno di fascisti e di forze controrivoluzionarie, che ha adottato misure e leggi anti-sciopero e anti-operaie che farebbero impallidire Hitler, non è affatto irreconciliabile con i fascisti di Kiev, con i quali ha governato con i suoi amici oligarchi dal 1989.

Putin è andato a fare a pezzi la nazione ucraina; è andato a schiacciare le sue masse popolari per poi da li negoziare le sue relazioni con le potenze imperialiste della Nato e con gli Usa in particolare.

Con la restaurazione capitalista, le masse degli ex stati operai furono schiacciate e rimosse dalla scena. Oggi quando tornano a combattere, come in Bielorussia e Kazakistan, e ieri in Romania, Georgia, Kirghizistan e Ucraina, queste correnti le accusano di essere “agenti dell’imperialismo”, così come calunniano le migliaia di lavoratori e giovani che scendono in piazza a Mosca e in diverse città della Russia per fermare il massacro di Putin contro i loro fratelli d’Ucraina.

L’imperialismo non conta solo sul flagello stalinista trasformato in una nuova borghesia come socio per il saccheggio delle ricchezze di Cina, Russia, Vietnam e ora Cuba, ma anche su tutte le direzioni traditrici del proletariato mondiale che lo sostengono. Hanno anche, come abbiamo visto, coloro i quali hanno rinnegato il trotskismo che, rompendo con la Quarta Internazionale e la sua eredità, appoggiano tutti loro a sinistra.

Quest’ultima è la più grande sconfitta e crisi della soggettività del proletariato internazionale. Basta vedere chi ha rinnegato il trotskismo insieme ai partiti della monarchia come Podemos nello Stato spagnolo, sostenere l’imperialismo francese o sostenere Lula e il suo fronte con la borghesia in Brasile. Queste correnti che proclamano il “socialismo” organizzarono l’“internazionale” per il miliardario Sanders, che diede a Biden i suoi voti e il sostegno della classe operaia nordamericana. Per non parlare della politica cretinamente parlamentarista e disorganizzatrice dell’avanguardia operaia della FIT-U in Argentina. Tutti si sono incontrati all’Avana per sostenere l’ala sinistra del castrismo che svende la rivoluzione cubana, mentre sostiene apertamente il fascista Al Assad e Putin, scatenatori della carneficina in Siria e Ucraina.

Tali tradimenti commessi in nome della Quarta Internazionale, che includono il sostegno sfacciato ai governi borghesi antioperai, agenti diretti dell’imperialismo, come quelli della “nuova sinistra” in America Latina, come hanno fatto ieri con Syriza in Grecia, è il colpo più duro inferto all’ala sinistra della classe operaia mondiale negli ultimi decenni.

Queste correnti hanno gettato nel pantano della collaborazione di classe le limpide bandiere della Quarta Internazionale. Sostengono e fanno appello ad appoggiare il governo di Boric, che ha nominato ministro delle finanze l’uomo di fiducia di Wall Street, che Piñera aveva messo alla Banca centrale. Hanno chiamato a votare Castillo e il suo fronte di collaborazione di classe in Perù, che ha apertamente attaccato le masse e lanciato un vero piano di carestia della vita che nemmeno lo stesso Fujimori avrebbe osato attuare. Si stanno preparando a sostenere il PT in Brasile, che ha tenuto sotto controllo le masse durante il governo Bolsonaro.

Il revisionismo ha posto la Quarta Internazionale come parte del blocco delle direzioni che vanno a salvare il sistema capitalista e non a lottare per la rivoluzione socialista.

Questa giunta di traditori, difensori degli affari di Wall Street, della City di Londra e di Francoforte, oggi sostenuti a sinistra da chi ha rinnegato il trotzkismo, è offesa dall’“arretratezza politica” degli operai ucraini o siriani. Che vuole questa gente? Se essi in nome del “comunismo” e del “socialismo” hanno apertamente appoggiato e sostenuto i governi alleati di Mosca che hanno applicato i peggiori piani dell’imperialismo e del Fondo Monetario Internazionale in Ucraina. E cosa ancora più grave: hanno appoggiato il fascista Al Assad, sostenuto da Putin, che ha commesso una vera e propria carneficina contro le masse siriane, come non ci stancheremo di denunciare e di cui questi direzioni dovranno rendere conto alla storia. Non rimarremo in silenzio, non importa quanto siano silenziosi i traditori.

Quelli che oggi si riempiono la bocca parlando “contro la Nato” sono quelli che hanno appoggiato il governo Nato di Syriza in Grecia. Sono quelli che hanno svenduto la lotta della classe operaia francese che difendeva le 35 ore di lavoro e affrontava i piani di flessibilità del lavoro contro il governo della Nato e della Quinta Repubblica francese. Sono quelli che, come dicevamo, hanno sostenuto Biden. Sono quelli che hanno svenduto la lotta rivoluzionaria delle masse in Colombia e in tutta l’America Latina. Sono quelli che sostengono apertamente gli infami regimi controrivoluzionari del Pacifico. Sono quelli che, dal governo sudafricano, agiscono come gendarmi con l’esercito di Pretoria contro tutte le masse nere dell’Africa del Sud. Sono loro che hanno salvato le imprese imperialiste che sono state messe alle strette dall’ascesa rivoluzionario di massa in Medio Oriente a partire dal 2011.

Di questo tratta l’attuale crisi della classe operaia mondiale: la sovrabbondanza di direzioni traditrici che disfano ad ogni passo ciò che le masse costruiscono con la loro lotta e il passaggio già aperto degli ex trotskisti nelle fila dell’opportunismo e del riformismo.

Diventa imprescindibile un raggruppamento rivoluzionario delle fila della classe operaia, sotto le bandiere, il programma e la teoria della Quarta Internazionale e del bolscevismo, che hanno passato la prova della storia.
L’odio di Putin contro Lenin è un omaggio al programma rivoluzionario del bolscevismo e alla sua politica nei confronti della questione nazionale in particolare. Ed è una condanna di tutto il flagello e le macerie dello stalinismo e di chi lo sostiene da sinistra avendo svenduto la Quarta Internazionale.

Nelle mani della borghesia e dell’imperialismo l’intera società è minacciata di marciare verso la barbarie, mentre i traditori del proletariato hanno già proclamato e proclamano che “il socialismo non va più” e che “un altro mondo è possibile”, senza la rivoluzione proletaria, senza che la classe operaia torni a cercare di prendere il potere.

Oggi l’Ucraina è diventata il banco di prova chiave della lotta di classe mondiale. Come abbiamo già visto, nel movimento marxista internazionale si delineano diversi programmi e posizioni opportunistiche e traditrici di fronte alla guerra in Ucraina: gli antidifensivisti, i “neutrali”, quelli che sostengono apertamente Putin o quelli che pensano di sconfiggerlo con l’appoggio dell’imperialismo “democratico”.

Per un programma rivoluzionario di fronte alla guerra

Ciò che non si è sentito nei dibattiti e nelle posizioni delle correnti che rivendicano di appartenere alla classe operaia mondiale, o si definiscono “anticapitaliste”, è difendere le posizioni del bolscevismo, di Lenin e della Terza Internazionale sull’Ucraina.
Furono i bolscevichi a condurre una battaglia decisiva in difesa delle nazioni oppresse contro le bande imperialiste e le nazioni oppressive. Hanno avuto il coraggio di affrontare la prima guerra interimperialista al grido di “fraternizzazione degli operai sul fronte della battaglia e girare il fucile, per trasformare la guerra nell’inizio della rivoluzione socialista internazionale nei nostri Paesi”. Lo stalinismo ha liquidato questo programma molto tempo fa, per non parlare – per tragedia dell’avanguardia del proletariato mondiale – delle correnti che hanno apertamente rinnegato la Quarta Internazionale e la sua eredità.

Nessun popolo che ne opprime un altro può liberarsi. “Il nemico è in casa” deve essere il grido di guerra di ogni lavoratore consapevole dei Paesi imperialisti che opprimono i Paesi colonizzati e semicolonizzati. Nei paesi semicolonizzati, il compito centrale è espellere l’imperialismo e contendere la direzione della classe operaia alle borghesie native. Solo la classe operaia, alleata ai contadini poveri, prendendo il potere, potrà liberare la nazione da ogni oppressione.
È a questa tesi marxista rivoluzionaria che si può ridurre la politica del bolscevismo che prese il potere nel 1917 in Russia, che non solo lottò per la terra per il contadino per stabilire con esso un’alleanza rivoluzionaria. Non solo chiamò a “girare il fucile” al grido di “il nemico è in casa” durante la guerra. Ma ha anche condotto una lotta spietata contro i menscevichi e gli SR russi combattendo lo sciovinismo grande russo e ponendo tutte le forze del proletariato, i soviet e l’Armata Rossa per dare il diritto all’autodeterminazione e persino all’indipendenza alle nazioni oppresse per secoli dallo zarismo.
Questo programma e questa lotta furono un punto di appoggio fondamentale per il proletariato delle nazioni oppresse dallo zarismo per guidare, con i contadini, la rivoluzione socialista. Così nacquero l’URSS e la Federazione delle Repubbliche Socialiste.

Noi trotskisti combattiamo sotto le bandiere di Lenin e Trotsky, della III e della IV Internazionale.
Siamo incondizionatamente dalla parte della nazione ucraina, schiacciata e invasa dalle truppe “grandi” russe. Siamo per la sconfitta militare delle truppe bianche controrivoluzionarie, che sono sotto il comando di Putin, il successore di Anton Denikin, il comandante delle forze controrivoluzionarie della Russia zarista che lanciò un’offensiva per invadere l’Ucraina quando i bolscevichi presero il potere.

Abbiamo combattuto ribadendo la posizione di Trotsky che affermava che per frenare e debilitare l’invasione tedesca dell’URSS durante la seconda guerra mondiale, era fondamentale rimuovere lo stivale stalinista d’oppressione dell’Ucraina. Nella loro lotta, i rivoluzionari chiamavano apertamente a rispettare il diritto all’indipendenza dell’Ucraina sovietica. Altrimenti, il fascismo avrebbe trovato una base di massa prodotta dalla disperazione degli sfruttati di liberarsi dall’oppressione stalinista di Mosca. Al contrario, un’Ucraina indipendente e sovietica sarebbe stato un bastione contro Hitler e il fascismo.

Denunciamo che l’imperialismo yankee, con la Nato, ha calpestato l’Europa per prendere il comando dei banditi imperialisti, che cercano di impadronirsi di tutte le ricchezze della Russia. Per ora ha imposto all’asse franco-tedesco di seguirlo, sotto il comando della Nato.

La battaglia chiave contro la Nato è la lotta per sconfiggerla negli Stati Uniti, dove sono i suoi veri comandanti in capo: il regime assassino di Wall Street.
Per questo è imprescindibile la rottura della classe operaia con Biden e i pirati del Partito Democratico, continuatori delle guerre economiche, politiche e militari di Trump. La sinistra riformista statunitense è stata quella che ha sottomesso i lavoratori in lotta al Partito Democratico per allontarli dalle piazze.
Dobbiamo tornare a combattere perché anche la vita delle masse dell’Ucraina, del Medio Oriente e della classe operaia mondiale contano!
Spetta ai lavoratori nordamericani riproporre la parola d’ordine dello scioglimento della polizia che assassina gli operai neri di Minneapolis e di tutti gli Stati Uniti e, allo stesso modo, la lotta per fermare la macchina da guerra della Nato. Questo sarà un compito per la classe operaia nordamericana armata nei consigli degli operai e dei soldati.
I lavoratori degli Usa hanno un’enorme esperienza nel paralizzare la macchina da guerra della Nato. Le lotte per la sconfitta dell’imperialismo in Vietnam e il ritorno dei soldati a casa, e il movimento dei “milioni in marcia contro la guerra” in Iraq, pongono la classe operaia nordamericana come un alleato centrale dei popoli oppressi invasi dall’imperialismo.
Il compito del momento è la lotta per espropriare senza indennizzo la potente industria bellica e l’alta tecnologia militare dell’imperialismo nordamericano, accerchiare Wall Street ed espropriare senza indennizzo l’oligarchia finanziaria, quell’1% di parassiti che si accaparra il 50% della ricchezza del pianeta, per mettere questi fondi al servizio del lavoro, della salute, dell’istruzione e degli alloggi per gli operai e le masse popolari impoverite degli Stati Uniti.
Il nemico è in casa! Dobbiamo trasformare la lotta contro la Nato in una guerra civile rivoluzionaria di classe!

Una lotta decisiva dei lavoratori nordamericani in solidarietà con gli operai dell’Ucraina significherebbe un passo fondamentale nella lotta per l’unificazione della classe operaia di quel Paese, affinché prenda la guida della guerra.

I banditi di Maastricht hanno tirati sempre più fuori le unghia e hanno tentato negoziati segreti con Putin, come hanno fatto Macron o il governo tedesco. È che stanno rischiando affari succosi per le sanzioni alla Russia. C’è la candidata alla presidenza della Francia, Le Pen, che è rappresentativa di un settore della grande borghesia francese, che chiama a rompere Maastricht, per fare una loro “Brexit”, mentre, come Trump ieri, sostiene Putin affermando che non è affatto un genocida. È la voce delle grandi multinazionali francesi che hanno enormi investimenti e favolose fortune estratte dalla Russia e vedono che senza il gas russo che raggiunge la Germania direttamente attraverso il Nord Stream 2, un blocco con Francoforte perde di significato.
Alla grande Germania hanno chiuso e recintato enormi affari che aveva con la Russia. La Germania ha rifiutato di inviare armi in Ucraina, nemmeno quelle difensive. Con riluttanza, e cercando la prima opportunità, non avrà alcun problema a stringere accordi o infrangerli, né con gli yankee né con Putin, poiché si tratta di affari. Ha già annunciato che per la prima volta dalla seconda guerra mondiale armerà il proprio esercito con un investimento di 100 miliardi di dollari.
Le direzioni dei sindacati e delle organizzazioni operaie dell’UE hanno assoggettato il proletariato ai loro regimi e governi imperialisti. Una infame burocrazia e aristocrazia operaia che vive delle briciole che cadono dai superprofitti ottenuti dal saccheggio imperialista. La lotta per rompere ogni politica di collaborazione con l’imperialismo dell’Unione Europea, l’appello a unificare la lotta e le rivendicazioni della classe operaia europea con i lavoratori immigrati, la lotta per porre in piedi una direzione rivoluzionaria dei sindacati che garantisca l’unità delle rivendicazioni e della lotta del proletariato europeo, è fondamentale nella lotta per sconfiggere le potenze imperialiste dell’UE e della Nato, una questione che sarà raggiunta solo con la rivoluzione dei consigli dei operai e dei soldati europei.

Lottiamo per il ritiro immediato delle basi militari e delle truppe controrivoluzionarie di Mosca dalle ex repubbliche sovietiche musulmane, come in Kazakistan, e il ritiro del carnefice Putin dalla Bielorussia.

Facciamo appello ai lavoratori dell’Est europeo a unirsi ai lavoratori dell’UE, a lottare per i loro comuni interessi di classe, affrontando l’Europa imperialista e i governi dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia, vere maquilas delle multinazionali europee. Li chiamiamo ad alzarsi per esigere il ritiro delle truppe dall’Ucraina e ad andare in aiuto della classe operaia ucraina.
Il proletariato russo ha nelle sue mani la capacità di paralizzare, dall’interno, la macchina da guerra dello sciacallo di Mosca. La borghesia spinge i settori più sfruttati della classe operaia e delle masse popolari al fronte di battaglia affinché siano loro a morire nella guerra in Ucraina. Gli operai della Russia non vedono il popolo ucraino come un loro nemico. Questo è a Mosca, ed è l’infame regime di restaurazione capitalista di Putin e della sua banda controrivoluzionaria di super milionari. Fraternizzare con gli operai ucraini e passare armi alla mano alla resistenza, è un compito che gli operai coscienti devono organizzare dentro l’esercito oppressore.

In Ucraina lottiamo per l’armamento generalizzato dei lavoratori e delle masse popolari, una questione che la borghesia ucraina e l’imperialismo stanno molto attenti che non accada. Lottiamo per porre in piedi il controllo dei sindacati e delle organizzazioni di massa dell’armamento dei riservisti e della loro preparazione e istruzione militare.
Chiamiamo i soldati a mettere in piedi i loro comitati per eleggere i loro capi e ufficiali, per prendere nelle loro mani, insieme ai comitati operai di ogni fabbrica e di ogni città, la direzione politica e militare della guerra, cominciando con l’espropriazione di tutte gli affari, le terre e le imprese dell’imperialismo e degli oligarchi, soci dell’assassino Putin, in Ucraina. Chiamiamo alla nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle multinazionali e delle grandi imprese degli oligarchi dell’Ucraina, per metterle a produrre per vincere la guerra e affinché le masse popolari mangino e vivano dignitosamente.
Chiamiamo a porre sotto il controllo delle organizzazioni operaie l’intera industria e catena di commercializzazione alimentare.

Per un consiglio nazionale di operai e soldati ucraini che fraternizzi con i riservisti e i soldati di base russi, la base dell’esercito di Putin, per fermare questa mostruosa macchina da guerra e affinché passino con le loro armi nel campo della difesa della nazione oppressa e dei loro fratelli di classe d’Ucraina!

Confidare che la Nato, i governi dei banditi imperialisti dell’Europa di Maastricht, i più grandi assassini dei popoli oppressi, agiscano come “truppe di liberazione” della nazione ucraina, o la armino affinché possa trionfare, è un’utopia reazionaria e un brutale inganno ai danni dei lavoratori. I banditi imperialisti della Nato e dell’UE, mentre espandevano la Nato nell’Est europeo, hanno lasciato che l’Ucraina fosse massacrata da Putin, per poi ripartirsela. Così cercano di mantenere i migliori affari, accerchiando sempre più Mosca per poi andarsela a prendere.

Chiamiamo gli operai portuali e dei trasporti di tutto il mondo di boicottare tutte le armi che vanno a rafforzare la macchina da guerra della Nato o della Russia, e di far arrivere tutte le armi che vanno a rafforzare la resistenza della nazione ucraina.

La classe operaia ucraina ha nelle sue mani l’unico modo per porre fine al massacro e per unirsi ai suoi fratelli nel Donbass. Questo cammino è quello di sollevare la rivendicazione del “pieno diritto all’autodeterminazione del Donbass” e la lotta contro i licenziamenti e le privatizzazioni che l’imperialismo e i capitalisti promuovono in tutte le miniere in Ucraina. La strada verso l’unità della classe operaia ucraina passa anche, e decisamente, per la sollevazione di un elenco di rivendicazioni che contenga come primo punto la rottura con il Fondo Monetario Internazionale e il disconoscimento del debito estero fraudolento per conquistare salario, istruzione e una vita dignitosa. Fuori Putin e fuori il Fondo Monetario Internazionale dall’Ucraina!
La rivendicazione dell’immediato ritorno della Crimea alla nazione ucraina è parte della lotta per contrastare la spartizione che il governo Zelensky sta negoziando, in segreto e alle spalle delle masse popolari, con Putin e la Nato.

L’unità della classe operaia ucraina con il proletariato russo ed europeo rimetterebbe all’ordine del giorno la lotta per un’Ucraina operaia, sovietica e indipendente, che ristabilisca la dittatura del proletariato, ma sotto la guida degli operai e dei soldati rossi, e non dei lacchè stalinisti che l’hanno svenduta all’imperialismo nell’89, una e mille volte.
L’unità della classe operaia europea metterebbe all’ordine del giorno la lotta per porre fine all’Unione Europea imperialista e avanzare nella conquista degli Stati Uniti Socialisti d’Europa.

Sotto la bandiera della IV Internazionale affermiamo, con il Programma di Transizione del 1938, che “la borghesia e i suoi agenti usano la questione della guerra più di ogni altra per ingannare il popolo con astrazioni, formule generali e fraseologia patetica: ‘neutralità’, ‘sicurezza collettiva’, ‘armi per la difesa della pace’, ‘difesa nazionale’, ‘lotta contro il fascismo’ e così via. Tutte queste formule si riducono in definitiva al fatto che la questione della guerra, cioè il destino del popolo, è nelle mani degli imperialisti, dei loro governi, della loro diplomazia, dei loro generali, con tutti i loro intrighi e cospirazioni contro il popolo.
È necessario aiutare le masse a scoprire gli interessi della classe operaia in questa guerra. Per questo lottiamo per il disarmo della borghesia da parte dei lavoratori, e per questo, lottiamo per il loro armamento generalizzato nel mezzo della guerra. Non siamo neutrali, come dice il Programma di Transizione: “Il proletariato è tutt’altro che neutrale in una guerra tra Giappone e Cina o in una guerra tra Germania e URSS”. Difendiamo la Cina e l’URSS attraverso la rivoluzione proletaria, “non attraverso gli imperialisti, che strangoleranno sia la Cina che l’URSS”.
In questo caso, difendiamo l’Ucraina come nazione oppressa con l’unità internazionale della classe operaia, dell’UE e di Mosca, per porre fine all’UE imperialista e al custode dei suoi affari in Eurasia, il carnefice Putin.

Quando l’operaio ucraino parla della “difesa della sua nazione” o della sua “patria”, si riferisce alla difesa della sua casa, della sua famiglia e di altre famiglie come la sua contro l’invasione, le bombe e i massacri. Sta difendendo il suo diritto ad avere una nazione che non sia né saccheggiata né sotto tutela. Per il capitalista, la “difesa della patria” sono i suoi affari, la conquista di colonie e nuovi mercati. Il pacifismo e il patriottismo borghese sono completi imbroglioni.

“La guerra è una gigantesca impresa commerciale, soprattutto per l’industria bellica” afferma il Programma di Transizione (grassetto nostro). E poi prosegue: “il controllo operaio delle industrie belliche è il primo passo nella lotta contro i ‘fabbricanti’ della guerra” (grassetto nostro). Questo è il primo compito immediato che la classe operaia deve assumersi in tutta l’Europa imperialista, in tutti i Paesi in cui è presente la Nato e nella “grande” Russia in particolare.
Chiamiamo gli operai di Russia e di tutta Europa a confiscare i profitti della guerra e a espropriare l’industria bellica, o porla sotto il controllo operaio laddove è nazionalizzata. Non un uomo, non un centesimo per la macchina da guerra dei Paesi che opprimono altri popoli e massacrano la loro classe operaia!

Negli incontri segreti tra la codarda borghesia ucraina, la Nato e Putin, in mezzo a un mare di sangue delle masse popolari ucraine, si sta negoziando ogni passo dell’invasione e anche le nuovi frontiere dell’Ucraina, con le città interamente distrutte e demolite, come Mariupol. Abbasso i patti, che come quelli di Minsk di ieri, oggi preparano la spartizione e la colonizzazione dell’Ucraina!

Contro l’infamia della sinistra riformista, che lega le sorti della guerra alla vittoria dello sciacallo Putin o alle false illusioni e inganni alle masse ucraine che la Nato le libererà, affermiamo che l’unico “male minore” in questa guerra è la vittoria della nazione ucraina contro le forze controrivoluzionarie di Mosca. Ciò metterebbe la nazione oppressa nelle migliori condizioni per sconfiggere l’imperialismo e i suoi piani per trasformare l’Ucraina in una colonia tutelata e porrebbe rapidamente la classe operaia all’offensiva. Questa vittoria può essere garantita solo dal proletariato che diriga la guerra nazionale contro la borghesia ucraina e i suoi infami patti, sempre disposta a svendere la nazione oppressa per il bene dei suoi affari.

La guerra è la levatrice delle rivoluzioni, a condizione che il proletariato trovi la strada per lottare in essa per i suoi interessi, attaccando i capitalisti, difendendo i popoli oppressi, armandosi e unendosi alla classe operaia internazionale. Queste sono le condizioni per la vittoria. Viva la IV Internazionale! Sotto le bandiere del bolscevismo! Ucraina sovietica! Che torni l’URSS rivoluzionaria senza il flagello stalinista affinché siano giustiziati tutti gli assassini di Mosca!

qui l’originale spagnolo → http://www.flti-ci.org/ooi/ooine/suple-ucrania-abril2022/condiciones-internacionales.html

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