La questione nazionale ucraina e la posizione dei bolscevichi-leninisti

Presentiamo brevemente di seguito i concetti più importanti del lavoro che stiamo preparando e pubblicheremo prossimamente sulla questione ucraina e russa, che abbiamo seguito da vicino, non solo dal 2014 ma dal 1988-1989 quando la nostra corrente è stata espulsa dal MAS in Argentina per voler andare a combattere in Armenia.

In primo luogo, solleveremo il problema nazionale in Ucraina perché non possiamo cominciare a discutere della situazione in Ucraina oggi, o nel 2014, se non iniziamo col chiarire questa questione chiave, che gli analisti borghesi e buona parte della sinistra mondiale vogliono occultare, negando che esista un vero e proprio protettorato, perché l’Ucraina è una nazione oppressa, saccheggiata e depredata dall’imperialismo. E vogliamo affermare la nostra posizione, che è in continuità ed è la posizione di Lenin e dei bolscevichi di fronte al problema nazionale delle nazioni oppresse.

La questione nazionale in Ucraina non è nuova, è un problema storico, perché l’Ucraina è una nazione che non ha potuto essere, una nazione arrivata tardi alla costituzione degli Stati nazionali che sviluppò il capitalismo in Europa nel ventesimo secolo, che è stata sottomessa dall’impero ottomano, dall’impero austro-ungarico e poi dalla Russia degli zar, come parte di quel carcere di nazioni che era la Russia. La questione nazionale ucraina ha potuto essere risolta solo nel periodo in cui l’Ucraina Sovietica e Socialista si è volontariamente federata nell’URSS.

Contro questa politica di Lenin e dei bolscevichi, che proclamò il diritto dell’Ucraina all’autodeterminazione e persino all’indipendenza, Putin ha pubblicamente inveito nei suoi discorsi dal 2014 ad oggi, affermando che «questa politica è una bomba a orologeria contro le fondamenta della grande Russia e che l’esistenza dell’Ucraina è colpa di Lenin».

La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia e la questione nazionale

I bolscevichi che presero il potere in Russia nel 1917 videro e compresero pienamente la tesi marxista secondo cui «nessun popolo che aiuta a opprimerne un altro sarà in grado di liberarsi». Era inammissibile, per non dire impossibile, la lotta per conquistare l’unità della classe operaia della Grande Russia con il proletariato delle nazioni che erano oppresse dallo zarismo che era stato rovesciato, cioè per unire internazionalmente la classe operaia, senza affrontare la questione della liquidazione di qualsiasi politica di oppressione nazionale. È questa politica di «unità internazionale del proletariato che tenga conto della questione nazionale» che esaspera il governo bonapartista della Russia e il suo infame regime oggi. La posizione di Putin è la stessa degli zar: che queste nazioni facevano parte del territorio russo… della Grande Russia che le opprimeva.

Lenin nella sua “Lettera agli operai e ai contadini dell’Ucraina a proposito delle vittorie su Denikin” (1919) affermava:
«Nella Grande Russia, la proprietà latifondista è stata completamente abolita. Lo stesso deve essere fatto in Ucraina; e il potere sovietico degli operai e dei contadini ucraini deve liquidare completamente la proprietà latifondista, liberare completamente gli operai e i contadini ucraini dall’oppressione degli stessi latifondisti.
Ma oltre a questo compito e ad altri che erano e sono tuttora posti alle masse lavoratrici della Grande Russia così come a quelle dell’Ucraina, il potere sovietico in Ucraina ha i suoi compiti specifici. Uno di questi compiti specifici attualmente merita la massima attenzione. È il problema nazionale o, in altre parole, il problema se l’Ucraina sarà una Repubblica Socialista Sovietica Ucraina separata e indipendente, legata da un’alleanza (federazione) alla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, o se l’Ucraina si fonderà con la Russia formando un Repubblica Sovietica unica. Tutti i bolscevichi, tutti gli operai e i contadini politicamente coscienti devono analizzare attentamente questo problema
».

Lenin, come l’intero partito bolscevico al potere, combattevano, come abbiamo già detto, per l’unità internazionale del proletariato contro i governi e i regimi borghesi della vecchia Russia e di tutta l’Europa.
Consideravano decisivi l’unione internazionale e la fraternità di tutti gli operai, ma avvertivano i lavoratori che «il capitalismo ha diviso le nazioni in un piccolo numero di grandi potenze oppressive (imperialiste), nazioni libere e sovrane, e una stragrande maggioranza di nazioni oppresse, dipendenti e semi-dipendenti, non sovrane. La guerra arci-criminale e arci-reazionaria del 1914-1918 accentuò questa divisione, infiammando così odi e rancori. Per secoli si è accumulata l’indignazione e la sfiducia delle nazioni non sovrane e dipendenti nei confronti delle nazioni dominanti e oppressive, come l’Ucraina verso nazioni come la Grande Russia». Per questo Lenin in seguito affermava: «Vogliamo un’unione volontaria di nazioni ‒ un’unione che esclude ogni coercizione di una nazione sull’altra ‒ un’unione che si fondi sulla più piena fiducia, su un chiaro riconoscimento dell’unità fraterna, su di un consenso assolutamente volontario».

Noi trotskisti oggi affermiamo che solamente quell’Ucraina Socialista e Sovietica poté prendere in mano il proprio destino, ma lo stalinismo espropriatore della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 trasformò ancora una volta l’URSS in un carcere di nazioni e l’Ucraina vi rimase nuovamente intrappolata.

Prima della seconda guerra mondiale, quando Hitler si preparava a invadere l’URSS, la Quarta Internazionale insistette su questa questione e dedicò un’attenzione particolare all’Ucraina, poiché comprendeva perfettamente che l’oppressione sotto gli stivali di Stalin della nazione ucraina, otteneva solamente di incoraggiare i lavoratori ucraini a fuggire dal potere sovietico. Questa oppressione nazionale, in ultima istanza, garantiva che le potenze imperialiste nelle loro diverse varianti sarebbero tornate per tentare di riconquistare l’Ucraina. Da qui la battaglia del trotskismo per un’Ucraina operaia, sovietica e indipendente. L’URSS doveva dimostrare che, lungi dall’opprimere l’Ucraina, dava l’indipendenza assoluta agli operai e ai contadini ucraini. Questo era il modo migliore per loro di rimanere al potere e di mantenere l’unità della classe operaia ucraina con il proletariato russo. Nelle parole di Trotsky, solo un’Ucraina sovietica e indipendente avrebbe potuto essere un baluardo nella lotta contro Hitler e coprire il fianco europeo dell’URSS.

Lo parola d’ordine che ogni programma rivoluzionario per la nazione ucraina deve articolare oggi, che è quella di un’Ucraina operaia, sovietica e indipendente, è l’unica che permette di portare avanti la lotta contro il saccheggio imperialista e il brutale super-sfruttamento della classe operaia ucraina. Allo stesso tempo è l’unica che sostiene un’onesta unità del proletariato dell’Ucraina oppressa con la classe operaia russa, calpestata anch’essa dagli stivali di Putin.
Perché, come sarà possibile l’unità internazionale degli operai russi con il proletariato ucraino e del resto delle nazioni calpestate e oppresse, non solo dalla “grande” Russia, ma anche dall’Unione Europea imperialista di Maastricht e dalla NATO, senza lottare per il diritto totale all’indipendenza ucraina e alla sua sovranità nazionale?

Come garantire l’unità della classe operaia delle nazioni dell’ex URSS senza promuovere una lotta decisiva del proletariato europeo e di tutta l’Asia in solidarietà con i propri fratelli in Kazakistan, il cui sciopero generale è stato schiacciato dagli stivali controrivoluzionari di Putin? Come conquistare l’unità della classe operaia nella sua lotta contro l’imperialismo, quando questo sciopero generale contro le grandi compagnie petrolifere e le grandi acciaierie come la francese ArcelorMittal non ha ricevuto il minimo appoggio dai sindacati europei, guidati dal flagello stalinista e dalla socialdemocrazia?
È la sovrabbondanza di direzioni traditrici che impedisce l’unità della classe operaia. Questo è il “mondo multipolare” che ora viene proclamato dal vecchio flagello stalinista preservato dall’imperialismo dopo l’89: l’esistenza di molteplici poli controrivoluzionari per schiacciare il proletariato mondiale, come il modo più efficace per mantenere il sistema capitalista in putrefazione nel pianeta.

La lotta per instaurare nuovamente la dittatura del proletariato sotto forme rivoluzionarie nei territori dell’ex URSS e la lotta per la rivoluzione socialista nell’Europa di Maastricht non potranno fare nemmeno un passo avanti senza che il proletariato delle nazioni oppressive sollevi come una delle sue rivendicazioni principali, la lotta contro ogni oppressione da parte delle rispettive borghesie sulle nazioni oppresse. Solo così si conquisterà l’unità della classe operaia di tutta Europa.

Lo stalinismo che insudiciò e gettò nel fango della storia le limpide bandiere del socialismo, distrusse non solo la lotta contro l’oppressione nazionale, ma anche e fondamentalmente, portò in un vicolo cieco la lotta per l’unità internazionale della classe operaia. In questo consiste l’aggravarsi della crisi di direzione della classe operaia europea e mondiale.

Con la restaurazione capitalista degli anni ’90, l’Ucraina sottomessa dallo stivale stalinista, finisce per essere colonizzata dall’Unione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Nato, con la baionetta della “grande” Russia puntata alla testa

Negli anni ’90, dopo la restaurazione capitalista, l’Ucraina ha conquistato la sua “indipendenza”, ma non era altro che un’illusione. Quella Ucraina nacque negli anni ’90 come “nazione indipendente” ereditando il 17% dell’enorme debito estero che aveva la Russia con Citibank e con le banche imperialiste. Ereditò la base militare russa in Crimea per garantire la circolazione del gas russo attraverso il territorio ucraino fino alla Germania. Sorse già sottomessa agli affari della borghesia “grande” russa associata alle grandi imprese petrolifere imperialiste come la francese Total, la tedesca BASF e la British Petroleum. E come se non bastasse, ereditò anche, dal flagello stalinista, la catastrofe nucleare di Chernobyl, che lasciò le più ricche terre nere dell’Ucraina contaminate dalle radiazioni, fino ad oggi.

Così, strangolata dalle banche e dalle multinazionali europee e sottomessa al FMI, l’Ucraina perse tutta l’indipendenza nazionale. In più, non ha nemmeno una lingua comune e non riuscì nemmeno a ricreare un mercato nazionale comune. Per questo il suo inserimento nella divisione mondiale del lavoro guarda all’Occidente, all’Europa imperialista di Maastricht, a cui è legata da migliaia di legami economici e finanziari, dalle commissioni che addebita per il passaggio del gas russo; e verso la Russia, essendo le sue acciaierie e miniere, nell’est del Paese, collegate all’industria militare e produttiva russa. E gli Usa giocano il ruolo di grande usuraio e creditore, che nel 2014 calpestò l’Ucraina e non solo si prese il gas (dal momento che il figlio di Biden è il presidente delle imprese che in Ucraina gestiscono il transito del gas russo attraverso i gasdotti) ma anche quando Kerry calpestò l’Ucraina nel 2014 si prese le riserve auree della Banca Nazionale dell’ucraina.

Questo problema storico che solleviamo in Ucraina è fondamentale, perché il sentimento nazionale delle masse è progressista, perché è una nazione oppressa, schiacciata, occupata e spartita, che oggi si difende con picchetti autorganizzati, con bastoni, con martelli e molotov dall’invasione russa. È una nazione in cui le masse vogliono essere indipendenti e non potendo sopravvivere, dopo la caduta dell’URSS, centinaia di migliaia di operai ucraini si sono visti obbligati a fuggire in occidente per lavorare come mano d’opera schiavizzata nell’Europa imperialista, e con enormi sacrifici risparmiano pochi euro che inviano come rimesse alle loro famiglie in Ucraina.

Questo sentimento nazionale delle masse che né la borghesia, né l’imperialismo, né lo stalinismo, nemmeno la guerra hanno potuto piegare, nelle parole di Trotsky, esprime in forma labirintica la lotta contro le loro condizioni miserabili di esistenza. Storicamente, la borghesia e l’imperialismo cercarono e cercano di usarlo a loro favore. L’abbiamo visto nel 2014, quando la borghesia di Kiev ha incanalato le giuste aspirazioni delle masse, che odiavano il presidente Yanukovich, e accerchiarono piazza Maidan, e alle quali la borghesia promise che la soluzione alle loro penurie sarebbe venuta attraverso un accordo con l’UE. Così come fecero lo stalinismo e la borghesia filorussa nell’est dell’Ucraina, usurpando e manipolando il più che legittimo sentimento nazionale e antimperialista delle masse del Donbass, che esprimeva il desiderio delle masse di sottrarsi ai piani del FMI, di ristrutturazione delle miniere e delle acciaierie, strappandogli il lavoro e la vita.

Oggi si conferma la posizione del trotskismo secondo cui la questione nazionale può essere risolta pienamente ed efficacemente solo dalla classe operaia e dai suoi alleati, i contadini poveri, al potere, cioè dalla dittatura del proletariato. La borghesia ucraina è legata con mille e uno affari all’imperialismo. Per ogni Paese coloniale e semicoloniale, il programma marxista afferma che solo la classe operaia e i contadini poveri prendendo il potere potranno portare a termine i compiti democratici della liberazione nazionale e della riforma agraria e lo faranno combinando questi compiti con compiti socialisti. Questa rivoluzione trionfante sarà un anello e un passo decisivo della rivoluzione socialista internazionale e, in questo caso, europea in particolare.

Per questo nel 2014, e oggi, affermiamo che la questione nazionale e il sentimento che annida sotto l’oppressione di decenni e secoli delle masse popolari ucraine da parte degli zar, dello stalinismo e ora dell’imperialismo, possono essere risolti solo, come dimostrò la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, da un’UCRAINA SOVIETICA E INDIPENDENTE, federata di propria volontà agli STATI UNITI SOCIALISTI D’EUROPA. Per questo sarà necessario conquistare una nuova rivoluzione socialista vittoriosa in Ucraina e in tutti i Paesi dell’ex URSS. Per questo il nostro programma, come quello di Lenin, Trotsky e dei bolscevichi, è PER UN’UCRAINA SOVIETICA E SOCIALISTA, UNITA, LIBERA E INDIPENDENTE!
La classe operaia dell’UE ha un ruolo decisivo da svolgere in questa questione. La canaglia stalinista che dirige le centrali sindacali della Grecia, dello Stato spagnolo, della Francia, del Portogallo e dell’Italia e la socialdemocrazia filo-imperialista tedesca, sono responsabili e soci dei loro rispettivi governi imperialisti nell’oppressione, il saccheggio e la schiavitù della classe operaia dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia e di tutta l’Europa dell’Est. Le borghesie dell’UE hanno trasformato queste nazioni in vere e proprie fabbriche sfruttatrici di operai, in maquiladoras, nel loro vero e proprio “cortile di casa” che condividono con gli yankee.

Nel 2009, gli operai Renault in Romania si sono sollevati gridando “vogliamo guadagnare lo stesso stipendio dei lavoratori Renault in Francia!”. La burocrazia della CGT francese ha impedito l’unità e che gli operai francesi prendessero nelle loro mani la rivendicazione dei loro fratelli in Romania. Il risultato di questa politica, è stato molto negativo per gli operai rumeni e anche per gli operai francesi, ai quali hanno tolto la settimana lavorativa di 35 ore, imposto flessibilità del lavoro, ecc.
È stato anche molto negativo per gli operai portoghesi a cui sono stati applicati, come ai lavoratori greci, i piani, alla maniera del FMI, applicati dall’UE, di riduzione salariale e attacco a tutte le loro conquiste.

Questo tradimento da parte delle direzioni del proletariato impone un’alternativa mortale agli operai delle ex repubbliche sovietiche e agli operai dei Paesi dell’ex-Patto di Varsavia: o restano sottomessi allo stivale controrivoluzionario di Mosca, o allo stivale non meno controrivoluzionario della borghesia imperialista di Maastricht e al FMI.

La rottura della classe operaia dei Paesi imperialisti d’Europa e degli USA con i propri governi e regimi controrivoluzionari e saccheggiatori delle masse popolari oppresse, è la questione chiave e decisiva per la liberazione del proletariato dell’Europa orientale e delle ex repubbliche sovietiche da ogni oppressione e schiavitù.

In piena guerra d’invasione contro l’Ucraina, la maggior parte dei sindacati e delle organizzazioni operaie, influenzati dallo stalinismo, sono ai piedi di Putin, mentre massacra gli operai ucraini. Altri, come la socialdemocrazia tedesca e la ricchissima aristocrazia operaia dei sindacati di quel Paese, vivono con enormi privilegi delle monete che cadono dai succosi affari della borghesia imperialista tedesca con Mosca.
La “lotta contro la NATO” delle burocrazie sindacali europee e dei loro partiti socialimperialisti è solo una chiacchiera, dal momento che nessuna di queste organizzazioni operaie ha preso una sola misura contro la NATO, poiché ciò significherebbe dichiarare la guerra civile e di classe ai loro stessi governi imperialisti, che esse sostengono e difendono contro i lavoratori.

I più audaci, come settori di quelli che hanno rinnegato il trotskismo, chiamano a “disarmare la NATO”. Come farlo senza chiamare ad armare il proletariato e senza minimamente convocare un piano di lotta continentale che apra la strada a uno Sciopero Generale Rivoluzionario in appoggio alla nazione ucraina e alla sua classe operaia? Questa gente predica la “pace” quando l’imperialismo disputa per le proprie zone di influenza e attacca il proletariato con le guerre e a denti stretti.

Pretendere come dicono altri, che la NATO armi l’Ucraina, costituisce un’offesa al programma marxista. Fa credere che, facendo pressione sull’imperialismo, esso possa svolgere un ruolo di “forza di liberazione nazionale”… L’imperialismo sta solo aspettando che Putin finisca di castigare e fare a pezzi l’Ucraina, in modo che siano loro a vincere in seguito, approfondendo in un nuovo Patto di Minsk il saccheggio di una nazione che sarà mille volte più oppressa.
La politica di questo settore di quelli che hanno rinnegato il trotskismo significa trasformarsi in un’appendice di sinistra del governo borghese di Zelensky, che in ginocchio non sa come consegnare la guerra nazionale ucraina a Mosca e agli yankee, come si vede negli incontri “per la pace” che sono iniziati.

La NATO non combatte in Ucraina; gli operai e le masse popolari ucraine stanno combattendo schiacciati da Mosca, al di là della direzione politica borghese e arcireazionaria della guerra nazionale. Senza il sostegno della classe operaia russa e dell’intera Europa, il proletariato ucraino non potrà prendere la direzione della guerra.

Come abbiamo già detto, l’imperialismo yankee ed europeo si preparano, dopo lo schiacciamento della nazione ucraina, ad approfondire la spoliazione di un’Ucraina mille volte soggiogata, spartita, divisa e saccheggiata.

Allo stesso modo, una vittoria russa in Ucraina, che la lascerà spartita e mille volte schiacciata, sarà una grande e amara lezione per la classe operaia di tutte le nazioni oppresse dell’ex URSS e oggi colonie dell’imperialismo nell’Europa orientale. La forza del proletariato dell’UE ne sarà seriamente influenzata.
Come torneranno a sollevarsi gli operai di Romania, Georgia, Kazakistan o Bielorussia, conoscendo i massacri commessi dal carnefice Putin? Senza una sollevazione degli operai russi ed europei che vadano in loro aiuto, questo sarà impossibile. Questo è ciò su cui stendono una cappa di miserabile silenzio le direzioni traditrici neostaliniste, di chi ha rinnegato il trotskismo e i socialimperialisti d’Europa e a livello internazionale.

La questione ucraina è una questione chiave per la classe operaia europea e pone all’ordine del giorno la lotta per rifondare la Quarta Internazionale con l’eredità storica e programmatica del Partito Bolscevico e non quella della bestia stalinista.

di Nadia Briante

qui l’originale spagnolo → http://www.flti-ci.org/ooi/ooine/suple-ucrania-abril2022/ucrania-cuestion-nacional-abril2022.html

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