Sulla questione italiana

Intervento di Trotsky sulla questione italiana al terzo congresso mondiale dell’Internazionale Comunista – nona sessione – 29/06/1921*

In occasione del centenario della fondazione della sezione italiana dell’Internazionale comunista, tale è appunto il significato del nome Partito comunista d’Italia, innumerevoli sono le iniziative di commemorazione, ognuna con il suo particolare punto di vista, che scaturisce dal diverso percorso di formazione politica e dal diverso grado di conoscenza dei fatti. Senza entrare nel merito delle varie differenziazioni, per le quali sarebbe necessario un esame che non è nell’economia di questa breve introduzione, ci corre l’obbligo di ribadire che quello che cade oggi è il centenario, non del PCI stalinizzato e poi socialdemocratico, ma della sezione italiana dell’Internazionale comunista, il partito della rivoluzione socialista mondiale di Lenin e Trotsky, che ebbe in Italia, in Amadeo Bordiga uno dei suoi principali dirigenti e fondatori.
Da parte nostra vogliamo contribuire a fare chiarezza su quell’importante snodo e sulla storia che ne è seguita, pubblicando questa traduzione.

La questione italiana era un punto speciale all’ordine del giorno del Terzo Congresso mondiale. La maggioranza del vecchio Partito socialista italiano rifiutò al Congresso di Livorno del 1920 di accettare le “21 condizioni”. Di conseguenza, si verificò una scissione. Ma poiché il Partito socialista italiano dichiarava ancora di non avere divergenze con l’Internazionale Comunista su tutte le questioni di principio e inviava tre delegati al Terzo Congresso mondiale (Lazzari, Maffi e Riboldi), il Comitato Esecutivo dell’Internazionale Comunista votò per farli sedere al Congresso. Ciò fu fatto per aiutare a educare centomila lavoratori che erano rimasti nel Partito socialista italiano e che erano ansiosi di essere membri del movimento comunista mondiale. Far sedere questi tre delegati espose i centristi italiani che si erano scissi dai comunisti a motivo dell’unità con i riformisti, celandosi dietro l’argomento che i comunisti erano dittatoriali.**

COMPAGNI, non mi soffermerò sul passato del Partito socialista italiano. Si è già detto abbastanza su questo argomento. La questione chiave è la crisi dello scorso settembre che ha prodotto lo stato di cose attuale. Perfino un esame superficiale della situazione politica lascia l’impressione e anche la convinzione, che l’orientamento del proletariato italiano negli anni successivi alla guerra sia stato puramente rivoluzionario. Tutto ciò che è scritto nell’Avanti 1 e tutto quello che dicevano i portavoce del Partito socialista è stato preso dalle masse come un appello alla rivoluzione proletaria. E questa propaganda ha colpito una corda reattiva nei cuori della classe operaia, ha risvegliato la loro volontà e ha richiamato gli eventi di settembre.

Se si giudicasse il partito dal punto di vista politico, si dovrebbe concludere – perché questa è l’unica spiegazione possibile – che il PSI ha condotto verbalmente una politica rivoluzionaria, senza mai tener conto delle sue conseguenze. Tutti sanno che durante gli eventi di settembre nessun’altra organizzazione ha perso la testa ed è rimasta così paralizzata dalla paura come il PSI che aveva aperto la strada a questi eventi. Ora questi fatti sono la prova che l’organizzazione italiana – e non dobbiamo dimenticare che il partito non è solo idee, obiettivo e programma ma anche un apparato, un’organizzazione – questa organizzazione italiana avrebbe potuto assicurarsi la vittoria con un’attività incrollabile. Settembre è stato il mese della grande crisi per il proletariato e per il PSI. Quali sono state le conseguenze di questi eventi per il proletariato? È molto difficile stimarlo, in considerazione del fatto che una classe che rompe con il suo partito perde immediatamente il senso dell’orientamento. E il partito quali conclusioni ha tratto da questa esperienza? Per tre anni dopo la guerra, ogni compagno arrivato dall’Italia ci diceva: “Abbiamo tutto pronto per la rivoluzione”. Il mondo intero sapeva che l’Italia era alla vigilia della rivoluzione. Quando è scoppiata la rivoluzione, il partito è fallito. Quali sono state dunque le lezioni di questi eventi? Cosa è stato fatto? Ci è stato detto: «Eravamo impreparati perché la nostra organizzazione era composta da elementi che erano manifestamente incompatibili e che agivano per paralizzare gli altri. Per creare determinate condizioni, nella misura in cui questo dipende dalla nostra volontà, bisogna avere la volontà di crearle!» Questo, compagno Lazzari 2, è il nocciolo della questione; bisogna avere la volontà di una vittoria rivoluzionaria! Solo se tale volontà esiste è possibile avviare una discussione e impegnarsi ad analizzare; perché la strategia è indispensabile, perché è impossibile ottenere la vittoria solo con una volontà potente. La strategia è indispensabile, ma la cosa più indispensabile è la volontà di rivoluzione e di vittoria! Turati e i suoi amici sono in questo senso onesti, perché dichiarano quotidianamente, apertamente e ripetutamente che non vogliono la rivoluzione. Non la vogliono e tuttavia rimangono membri del Partito socialista, persino suoi membri di spicco.

Avete vissuto settembre. Ma quale strada avete seguito dopo questo mese tragico? Vi siete spostati ulteriormente a destra. Nella vostra nuova frazione parlamentare, i riformisti, cioè le persone che non vogliono la rivoluzione, costituiscono la maggioranza. Il vostro organo centrale Avanti ha girato il timone bruscamente a destra. Questo è lo stato attuale delle cose. È inammissibile vantarsi del proprio passato quando la situazione presente è così chiara e inconfondibile. Tra l’approvazione verbale della rivoluzione e le spietate esigenze della situazione rivoluzionaria c’è una contraddizione che si è manifestata tra voi a settembre. Da questa contraddizione scaturisce una delle due cose: o rinuncerete a quella parte del vostro passato che è stata rivoluzionaria solo a parole, in altre termini, romperete con i riformisti che ostacolano l’azione rivoluzionaria; oppure dovrete dire: «Dal momento che non volevamo gli eventi di settembre, dobbiamo allo stesso modo rifiutare i metodi che li hanno suscitati».

Turati non esiterà a fare uso delle lezioni di settembre; è abbastanza astuto da individuare le ovvie contraddizioni che ne derivano. Per quanto riguarda voi, il vostro partito e il vostro Comitato Centrale, state solo aumentando la mancanza di chiarezza che ha preparato e predeterminato in anticipo il fallimento degli eventi di settembre e che ha prodotto lo spostamento del PSI a destra. Serrati era favorevole a preservare la massima concentrazione di forze; voleva tenere insieme comunisti, centristi e riformisti in un unico partito. In alcuni casi specifici questa idea di concentrazione delle forze potrebbe essere giustificata dalla speranza di preservare il massimo delle forze rivoluzionarie nel partito. Voleva farlo, voleva unire questi tre gruppi per poter poi dire: «Ecco i veri baluardi del nostro partito; qualunque cosa e chiunque si trovi al di fuori dei nostri ranghi ci è ostile».

Avete vissuto una delle esperienze più amare, più chiare e più tragiche. E solo in seguito questa idea di concentrazione, che è in qualche modo astratta in sé e per sé, ha assunto una forma politica definita. Questa idea è diventata completamente riformista e non centrista, perché lo sviluppo del partito è ora decisamente spostato a destra.

Turati ha dichiarato: «A settembre il proletariato non era ancora abbastanza maturo». Sì, non era maturo. Ma avete spiegato al proletariato perché il partito non era maturo? Avete detto al proletariato: «Sì, Turati ha ragione in questo senso, che voi, lavoratori italiani, non eravate abbastanza maturi per ripulire il vostro partito, prima di intraprendere un’azione decisiva, da tutti quegli elementi che paralizzano il lavoro del partito. Turati ha ragione in questo senso, che il proletariato italiano con la sua incapacità di espellerlo dalle proprie fila ha così dimostrato di non essere abbastanza maturo per le azioni decisive di settembre». Qual è la situazione attuale del proletariato italiano? Sono certo che sia diventata molto più cauta dopo che è stato involontariamente tradito dal partito nel quale aveva completamente confidato. Il compagno Lazzari tende a interpretare tali espressioni in senso morale e personale. Ha detto: «Siamo accusati di tradimento, ma cosa ne avremmo ricavato?» Non è questione di tradimento individuale o venale. Si tratta del fallimento del partito. E in termini politici questo non è altro che un tradimento degli interessi del proletariato. Mi chiedo: cosa può pensare il proletariato italiano? Il partito è sicuramente terribilmente screditato ai suoi occhi. È sorto un nuovo partito: il Partito Comunista. Siamo certi che continuerà a crescere anche se in futuro rimarrà isolato come è oggi. Questo partito si rivolge al proletariato e gli offre il suo programma rivoluzionario comunista. Non avete paura che i proletari italiani dicano dopo avervi ascoltato: «Ma abbiamo già sentito questa melodia, siamo già stati ingannati a settembre.» Questo è il succo della situazione estremamente difficile che avete creato in Italia per un periodo che, speriamo, sarà breve.

Il giovane partito italiano deve riconquistare con un lavoro energico e audace una genuina reputazione rivoluzionaria, indispensabile non solo per l’attività parlamentare – che è un’altra cosa – ma anche per un nuovo assalto alla società capitalista. Occorre riconquistare la reputazione rivoluzionaria che il partito ha dilapidato con le sue attività, o per meglio dire, con la sua inattività in settembre. Ci dite che i seguaci di Turati si sottomettono alla disciplina di partito. Eh sì, avevano perfettamente ragione gli oratori che hanno detto che un appello a difesa di Turati era stato consegnato qui; si trattava di un appello costruito in conformità a tutte le regole della difesa giuridica. Qual è il significato della disciplina di partito? C’è disciplina formale e c’è vera disciplina. Mi sembra che ci sia differenza se agisco in un certo modo perché le circostanze non mi lasciano scelta o se agisco di mia spontanea volontà. Ci sottomettiamo alla disciplina dello Stato capitalista, ci sottomettiamo alla legalità capitalista – ma come? Solo nella misura in cui siamo costretti a farlo. Ma allo stesso tempo ridiamo della legalità borghese, creiamo organi clandestini per aggirare tale legalità e utilizziamo ogni strada per sfondare la legalità borghese o per allargarne la cornice. E qual è l’atteggiamento di Turati nei confronti della vostra disciplina? È esattamente lo stesso atteggiamento, compagno Lazzari. Si sottomette alla vostra disciplina come noi ci sottomettiamo alla legalità borghese. Crea le sue organizzazioni illegali, la sua fazione nel vostro partito. Porta avanti le trattative con il governo, naturalmente di nascosto e illegalmente. Fa di tutto per estendere e sfondare il quadro di questa disciplina e, soprattutto, si prende gioco della tua disciplina nei suoi discorsi e nel suo giornale. È quindi il nostro nemico cosciente e metodico, così come noi siamo i nemici della società borghese e della sua legalità. Questo è il vero stato delle cose.

Dite: «Ma Turati non ci ha dato alcun motivo reale di espulsione. Non abbiamo abbastanza fatti.» Sì, si può affermare categoricamente che anche se continuiamo ad aspettare indefinitamente ci mancheranno ancora questi fatti in quanto Turati sa benissimo quello che vuole. Turati non è un qualunque carrierista, ansioso di diventare ministro in un governo capitalista. Per quanto posso individuarne i tratti, ha una sua politica che apprezza molto e che vuole portare avanti. Non sta inseguendo un portafoglio ministeriale. Riesco a visualizzare chiaramente un colloquio tra Turati e Giolitti. Gli dice Giolitti: «Ecco un portafoglio che ti appartiene.» Ma Turati risponde: «Non hai ascoltato, collega, i discorsi di Lazzari? Nel momento in cui accetto questo portafoglio, gli fornirò dei dati molto convenienti che non esiterà a utilizzare. Sarò espulso dal partito e, una volta espulso, perderò ogni importanza politica per quanto riguarda te e la conservazione dello Stato capitalista. Poiché ciò che è in questione non è tanto l’insediamento di un altro ministro socialista ma il sostegno alla democrazia, cioè il sostegno della società capitalista, non posso accettare il tuo portafoglio; perché non intendo mettermi nelle mani del mio severo collega Lazzari. Nell’interesse della società borghese lasciamo le cose come stanno.»

Dite: «Non stiamo prestando troppa attenzione a Turati, ai suoi discorsi, ai suoi libri, alle sue prefazioni? Non è piuttosto un incidente isolato? È una quantité négligeable! Se è questo il caso, se per quanto vi riguarda tutto ciò che è in gioco è la perdita di uno o più individui, la perdita di una quantité négligeable [una sciocchezza], allora perché siete così turbati? Immaginiamo, cari compagni dall’Italia, che mentre qui stiamo discutendo Giolitti chiami al telefono Turati per chiedere: «Può essere che Lazzari sia partito per Mosca per assumersi degli obblighi lì?» E Turati risponda: «No, no! Questo è puramente un incidente isolato.» Come sapete, la società capitalista si fonda sul principio della divisione del lavoro; e rompendo con l’Internazionale Comunista per salvaguardare Turati, state rendendo un grande servizio a questa società. Voi dite, che state diventando sempre più entusiasti del Partito Comunista Russo e della Russia Sovietica. Consentitemi a questo proposito di parlare abbastanza liberamente, non solo a beneficio di tutti i compagni italiani, ma a beneficio di tutti i partiti. Quando si tratta di parlare di noi, capita fin troppo spesso che venga impiegato un tono molto delicato, come per evitare di litigare con noi. Come tutti sapete, la nostra situazione è estremamente difficile. Eravate presenti sulla Piazza Rossa e avete visto non solo i nostri soldati e i nostri comunisti armati che sono pronti a venire in difesa della Terza Internazionale; avete anche visto i nostri giovani, i nostri bambini, la maggior parte dei quali va in giro scalza e denutrita. Visitando le nostre fabbriche ognuno di voi vedrà la nostra povertà economica e materiale che stentiamo persino a descrivere.

Chi arriva in Russia con la speranza di trovare un paradiso comunista qui, rimarrà crudelmente deluso. Chiunque venga qui con l’obiettivo di raccogliere impressioni per elogiare la Russia, non è un genuino comunista. Ma chi viene qui per raccogliere i fatti relativi alla nostra povertà per utilizzarli come argomento contro il comunismo è un nostro nemico aperto. [Applausi] Ed ecco, compagni, quello che Turati, un membro del vostro partito, ha avuto da dire sulla Russia: «I russi hanno inventato i Soviet e l’Internazionale comunista per il proprio profitto e per promuovere i propri interessi nazionali.» Così ha detto all’operaio italiano che fu costretto alla guerra per difendere interessi nazionali fittizi e che fu raggirato come tutti gli altri. Oggi un altro spauracchio gli viene agitato davanti: uno spauracchio nazionale. Oggi la Russia sovietica, gli viene detto, sta cercando di promuovere i propri interessi nazionali per mezzo dell’Internazionale comunista. Se esaminate la stampa tedesca per il periodo degli eventi di marzo, vi troverete lo stesso pensiero espresso sulla posizione del potere sovietico. Vi si dice che all’epoca i sovietici si trovarono terribilmente screditati; e per salvare se stessa, la Russia sovietica emise, tramite l’Internazionale comunista, un comando per lanciare un’azione rivoluzionaria in Germania. Oggi i nostri perfidi e astuti nemici stanno diffondendo una leggenda – uno dei cui più ferventi divulgatori è il vostro Turati – una leggenda secondo la quale per rafforzare la nostra situazione interna chiediamo a tutti gli altri partiti che si impegnino in azioni rivoluzionarie, che non hanno alcun collegamento con lo sviluppo politico e sociale dei rispettivi Paesi. Se permettiamo alle persone che propagandano tali idee di rimanere molto più a lungo nella nostra Internazionale, possiamo benissimo creare una situazione molto difficile per l’Internazionale.

Sì, compagni, abbiamo eretto nel nostro Paese il baluardo della rivoluzione mondiale. Il nostro Paese è ancora molto arretrato, ancora molto barbaro. Apre davanti a voi un panorama d’inaudita povertà. Ma stiamo difendendo questo baluardo della rivoluzione mondiale poiché in questo momento non ce ne sono altri al mondo. Quando un’altra roccaforte verrà eretta in Francia o in Germania, allora quella in Russia perderà i nove decimi della sua importanza; e quindi verremo da voi in Europa per difendere quest’altra e più importante roccaforte. Infine, Compagni, è pura assurdità credere che riteniamo questa roccaforte russa della rivoluzione, il centro del mondo. È altresì assurdo affermare che crediamo sia nostro diritto chiedervi di fare una rivoluzione in Germania, Francia o Italia, ogni volta che ciò è richiesto dalla nostra politica interna. Se fossimo capaci di una tale perfidia, allora tutti noi meriteremmo di essere messi contro un muro e fucilati, uno per uno.

Compagno Lazzari! Come possiamo restare nella stessa Internazionale con Turati che fa parte del vostro partito e che definisce la nostra Internazionale, una “Internazionale fantastica”? Queste sono le sue proprie parole. Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg sono morti, ma per questa Internazionale rimangono eternamente vivi. Come possono convivere tra i quadri all’interno della nostra Internazionale Karl Liebknecht, Rosa Luxemburg e… Turati? Turati dice che la nostra organizzazione è fantastica. E pensate, fino a ieri lui stesso ne faceva ancora parte. Ebbene, questo è davvero un episodio fantastico nella vita della Terza Internazionale. [Vivi applausi]

Note***

  1. Il riferimento qui è al Partito socialista italiano e al suo organo centrale, l’Avanti. Negli anni Venti l’Avanti passa temporaneamente nelle mani del movimento sindacale italiano. Fu soppresso da Mussolini. Dopo la caduta di quest’ultimo, riapparve a Roma a cura di Pietro Nenni e altri socialisti italiani.
  2. Lazzari – veterano del movimento operaio italiano, uno dei fondatori del Partito socialista italiano. Nei giorni precedenti al 1914 e durante la prima guerra mondiale Lazzari rimase nell’ala sinistra del Partito socialista ma quando avvenne la scissione al Congresso di Livorno rimase con Serrati. Dopo il Terzo Congresso mondiale, Lazzari mantenne fedelmente le promesse fatte di fare agitazione a favore della fusione del Partito socialista italiano con il Partito comunista. ****

* tradotto dalla versione inglese del primo volume de “I primi cinque anni dell’Internazionale Comunista” di Lev Trotsky

** nella versione inglese riportata su marxists.org questo paragrafo introduttivo è la nota 1, l’abbiamo spostato in cima per chiarire meglio il contesto.

*** le note numerate sono della versione inglese riportata su marxists.org

**** Lazzari nel XIX Congresso del PSI del 1922 votò, dopo un incontro con Lenin al quale partecipò con una delegazione di socialisti, l’espulsione dei riformisti dal partito, rimanendo un massimalista, terzinternazionalista, assertore cioè dell’ingresso del PSI nella Internazionale Comunista, anche in seguito. Perseguitato dai fascisti, nel 1927 morì a Roma in estrema povertà e solitudine.

N.B.: le note con asterischi sono del traduttore

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