L’indipendenza dell’Ucraina e il confusionismo settario

La posizione della Quarta Internazionale sulla questione ucraina / 2

di Lev Trotsky

30 luglio 1939 1

In una di quelle minuscole pubblicazioni settarie che compaiono in Nordamerica, che si nutrono delle briciole che cadono dal tavolo della Quarta Internazionale e ci ripagano con la più nera ingratitudine, mi è capitato d’imbattermi in un articolo dedicato alla questione ucraina. Che confusione! Il suo settario autore è, ovviamente, contrario alla parola d’ordine di un’Ucraina sovietica indipendente. È per la rivoluzione mondiale e per il socialismo, “dalla testa ai piedi”. Ci accusa d’ignorare gli interessi dell’URSS e di allontanarci dalla concezione della rivoluzione permanente 2. Ci indica come centristi. La critica è molto severa, quasi implacabile. Disgraziatamente, non capisce niente (il titolo di questa minuscola pubblicazione, The Marxist, risulta abbastanza ironico). Ma la sua incapacità di comprendere assume forme così definite, quasi classiche, che ci permette di chiarire meglio e più a fondo la questione.
Il nostro critico inizia con la seguente proposizione: “Se gli operai dell’Ucraina sovietica rovesciano lo stalinismo e ristabiliscono un autentico Stato operaio, si separeranno dal resto dell’URSS? No.” Ed eccetera, eccetera. “Se gli operai rovesciano lo stalinismo”, allora potremo vedere più chiaramente cosa fare. Ma prima bisogna rovesciare lo stalinismo. E per raggiungere questo obiettivo, non bisogna chiudere gli occhi sulla crescita delle tendenze separatiste in Ucraina ma piuttosto dare loro una corretta espressione politica.

Formule pronte non risolvono compiti concreti

“Non voltare le spalle all’Unione Sovietica – continua l’autore – ma realizzarne la rigenerazione e il ristabilimento come una potente cittadella del mondo rivoluzionario; questa è la via del marxismo”. L’attuale tendenza dello sviluppo delle masse, in questo caso le masse oppresse a livello nazionale, è sostituita dalle proprie speculazioni sul miglior percorso possibile che tale sviluppo potrebbe prendere. Applicando lo stesso metodo, ma con molta più logica, si potrebbe dire: “il nostro compito non è difendere un’Unione Sovietica degenerata, ma la rivoluzione mondiale trionfante che trasformerà il mondo intero in un’Unione Sovietica mondiale”, ecc. Tali apriorismi sono troppo a buon mercato.
Il critico ripete più volte l’affermazione che il destino di un’Ucraina indipendente è indissolubilmente legato a quello della rivoluzione proletaria mondiale. Partendo da questa prospettiva generale, l’ABC di ogni marxista, riesce comunque a inventare una ricetta mista di passività temporeggiatrice e nichilismo nazionale. Il trionfo della rivoluzione proletaria su scala mondiale è il prodotto finale di molteplici movimenti, campagne e battaglie e non una condizione prefabbricata per la soluzione automatica di tutti i problemi. Solo il porre direttamente e audacemente la questione ucraina nelle condizioni concretamente date permetterà che le masse piccolo-borghesi e contadine si riuniscano intorno al proletariato, come accadde in Russia nel 1917.
L’autore potrebbe obiettare, abbastanza verosimilmente, che prima dell’Ottobre la rivoluzione che doveva essere compiuta in Russia era quella borghese, mentre oggi la rivoluzione socialista è già stata fatta. Una consegna che nel 1917 poteva essere progressista nell’attualità è reazionaria. Questo ragionamento, totalmente imbevuto di spirito burocratico e settario, è falso dal principio alla fine.

Compiti democratici legati a scopi socialisti

Il diritto all’autodeterminazione nazionale è, ovviamente, un principio democratico, non un principio socialista. Ma nella nostra epoca l’unico che sostiene e applica principi genuinamente democratici è il proletariato rivoluzionario; per questo i compiti democratici si intrecciano con quelli socialisti. La risoluta lotta del Partito Bolscevico per il diritto all’autodeterminazione delle nazionalità oppresse dalla Russia facilitò notevolmente la conquista del potere da parte del proletariato. Era come se la rivoluzione proletaria avesse assorbito i problemi democratici, soprattutto agrari e nazionali, conferendo alla Rivoluzione Russa un carattere combinato. Il proletariato doveva già affrontare compiti socialisti, ma non poteva elevare immediatamente a questo livello i contadini e le nazioni oppresse (a loro volta prevalentemente contadine), dedite alla soluzione dei loro compiti democratici.
Da qui sono nati i compromessi, storicamente ineludibili, sia in ambito agrario che nazionale. Nonostante i vantaggi economici dell’agricoltura su larga scala, il governo sovietico si vide obbligato a dividere le grandi proprietà. Solo alcuni anni dopo il governo poté passare all’agricoltura collettiva; immediatamente fece un salto troppo audace e si vide obbligato, dopo un po’, a fare concessioni ai contadini, consentendo la proprietà privata della terra, che in molti luoghi tende a divorare le fattorie collettive. Le fasi successive di questo processo contraddittorio non sono state ancora risolte.

Stalin ha convinto le masse ucraine?

La necessità di un compromesso, o meglio ancora di una quantità di compromessi, si pone in modo analogo rispetto alla questione nazionale, i cui sentieri non sono più rettilinei di quelli della rivoluzione agraria. La struttura federata dell’Unione Sovietica è frutto di un compromesso tra il centralismo che un’economia pianificata esige e la decentralizzazione necessaria allo sviluppo delle nazioni che erano oppresse in passato. Costruendo lo Stato operaio su questo principio di compromesso di una federazione, il Partito Bolscevico ha iscritto nella sua costituzione il diritto delle nazioni alla completa separazione, indicando in questo modo che non considera risolta una volta per tutte la questione nazionale.
L’autore dell’articolo critico sostiene che i dirigenti del partito speravano “di convincere le masse a rimanere nel quadro della Repubblica Sovietica Federata”. Ciò è corretto, purché la parola “convincere” sia intesa nel senso di promuovere l’esperienza della collaborazione economica, politica e culturale e non in quello dell’argomentazione logica. L’agitazione astratta in favore del centralismo non ha un gran peso di per sé. Come abbiamo già detto, la federazione era una deviazione necessaria dal centralismo. Va anche aggiunto che la composizione della federazione non è stabilita in anticipo per sempre. A seconda delle condizioni oggettive, lo sviluppo di una federazione può tendere verso un maggiore centralismo o, al contrario, a una più ampia indipendenza delle sue componenti nazionali. Politicamente, non si tratta di stabilire se sia conveniente “in generale” che diverse nazionalità convivano nell’ambito di uno Stato unico, ma piuttosto se ciascuna nazionalità, in base alla propria esperienza, ritenga vantaggioso aderire a uno Stato specifico.
In altre parole: quale tendenza, centripeta o centrifuga, predomina nel regime di compromesso di una federazione? Oppure, per dirla più nello specifico:
Stalin e i suoi satrapi ucraini sono riusciti a convincere le masse ucraine della superiorità del centralismo di Mosca sull’indipendenza dell’Ucraina oppure no? Questa domanda è d’importanza decisiva. Tuttavia, l’autore dell’articolo critico non ne sospetta nemmeno l’esistenza.

Gli ucraini desiderano la separazione?

Le grandi masse del popolo ucraino vogliono separarsi dall’URSS? A prima vista potrebbe sembrare difficile rispondere a questa domanda, dal momento che il popolo ucraino, come tutti gli altri popoli dell’URSS, non ha alcuna possibilità di esprimere la propria volontà. Ma l’origine stessa del regime totalitario e la sua intensificazione sempre più brutale, soprattutto in Ucraina, dimostrano che le masse ucraine sono irreconciliabilmente ostili alla burocrazia sovietica. Non mancano prove che una delle ragioni fondamentali di questa ostilità sia costituita dalla soppressione dell’indipendenza ucraina. Le tendenze nazionaliste irruppero violentemente in Ucraina tra il 1917 e il 1919. L’ala sinistra di queste tendenze si esprimeva nel Partito Borotba 3. L’indicatore più importante del successo della politica leninista in Ucraina è stata la fusione del Partito Bolscevico ucraino con l’organizzazione dei borotbisti.
Nel corso del decennio successivo, tuttavia, si concretizzò una rottura con il gruppo Borotba, i cui dirigenti iniziarono a essere perseguitati. Il vecchio bolscevico Skripnik, uno stalinista purosangue, fu spinto al suicidio nel 1933 per la sua presunta eccessiva tolleranza delle tendenze nazionaliste. Il vero “organizzatore” di questo suicidio fu l’inviato stalinista, Postishev, che in seguito rimase in Ucraina come rappresentante della politica centralista 4. Oggi, tuttavia, lo stesso Postishev è caduto in disgrazia. Questi fatti sono profondamente sintomatici perché rivelano la forza della pressione dell’opposizione nazionalista alla burocrazia. Da nessuna parte le epurazioni e le repressioni hanno assunto un carattere così selvaggio e massiccio come in Ucraina.

1919 – Esercito Rosso marcia per le strade di Kiev

Significative attitudini degli ucraini all’estero

Di enorme importanza politica è il profondo allontanamento dall’Unione Sovietica degli elementi democratici ucraini al di fuori dell’URSS. Quando il problema ucraino si è aggravato all’inizio di quest’anno, non si è sentita alcuna voce comunista, ma quella dei religiosi e dei nazionalsocialisti ucraini ha risuonato molto forte. Ciò significa che l’avanguardia proletaria si è lasciata sfuggire di mano il movimento nazionale ucraino e che questo movimento è andato troppo oltre sulla strada del separatismo. Ultimamente sono molto significativi anche gli animi degli emigrati ucraini in Nord America. In Canada, per esempio, gli ucraini costituiscono il grosso del Partito Comunista; nel 1933 iniziò, come mi informò un importante attivista del movimento, un evidente allontanamento dal comunismo da parte degli operai e dei contadini ucraini che caddero nella passività o nelle più svariate sfumature del nazionalismo. Presi insieme, questi sintomi e fatti testimoniano indiscutibilmente la crescente forza delle tendenze separatiste tra le masse ucraine.
Questo è il fattore fondamentale alla base dell’intero problema. Dimostra che, nonostante i giganteschi progressi compiuti dalla Rivoluzione d’Ottobre nel campo delle relazioni internazionali, la rivoluzione proletaria isolata in un Paese arretrato non è stata in grado di risolvere la questione nazionale, in particolare quella ucraina, che è, nella sua essenza, di carattere internazionale. La reazione termidoriana, coronata dalla burocrazia bonapartista, ha fatto retrocedere le masse anche nella sfera nazionale 5. Le grandi masse del popolo ucraino sono insoddisfatte della situazione della loro nazione e vogliono cambiarla drasticamente. Questo è il fatto da cui deve partire la politica rivoluzionaria, a differenza di quanto fanno quella burocratica e quella settaria.

Argomentazioni settarie come quelle degli stalinisti

Se il nostro critico fosse stato capace di ragionare politicamente, avrebbe immaginato senza troppe difficoltà gli argomenti degli stalinisti contro la consegna di un’Ucraina indipendente: “nega la difesa dell’Unione Sovietica”, “rompe l’unità delle masse rivoluzionarie”, “non serve gli interessi della rivoluzione ma quelli dell’imperialismo”. In altre parole, gli stalinisti ripeterebbero le argomentazioni del nostro autore. Lo faranno inevitabilmente in futuro.
La burocrazia del Cremlino dice alla donna sovietica: poiché nel nostro Paese c’è il socialismo, dovresti essere felice e non abortire (o subire il castigo conseguente). All’ucraino dice: poiché la rivoluzione socialista ha risolto la questione nazionale, è tuo dovere essere felice in URSS e rinunciare a tutte le idee di separazione (o accettare il plotone di esecuzione).
Cosa dice un rivoluzionario alle donne? “Dovresti essere tu a decidere se vuoi un figlio; Difenderò il tuo diritto all’aborto davanti alla polizia del Cremlino.” Al popolo ucraino dice: “Quello che conta per me è il tuo atteggiamento verso il tuo destino nazionale e non i sofismi ‘socialisti’ della polizia del Cremlino; sosterrò la tua lotta per l’indipendenza con tutte le mie forze!”
Il settario, come spesso accade, si trova dalla parte della polizia, salvaguardando lo status quo, cioè la violenza della polizia, basata su sterili speculazioni sulla superiorità dell’unificazione socialista delle nazioni e contro il fatto che rimangano divise. Sicuramente la separazione dell’Ucraina è uno svantaggio se la si compara a una federazione socialista volontaria ed egualitaria, ma sarà un vantaggio indiscutibile rispetto allo strangolamento burocratico del popolo ucraino. Per unirsi più strettamente e onestamente, a volte è necessario separarsi prima. Lenin ricordava spesso che i rapporti tra i lavoratori norvegesi e svedesi migliorarono e si rafforzarono dopo la rottura dell’unificazione obbligatoria di Norvegia e Svezia.

La parola d’ordine rivoluzionaria dell’indipendenza Ucraina

Bisogna partire dai fatti e non dai precetti ideali. La reazione termidoriana in URSS, la sconfitta di numerose rivoluzioni, i trionfi del fascismo (che sta modellando la mappa dell’Europa a suo piacimento) devono essere pagati in moneta corrente in ogni ambito, compresa la questione ucraina. Se ignoriamo la nuova situazione creatasi a seguito delle sconfitte, se facciamo finta che non sia successo niente di straordinario, se contrapponiamo astrazioni ordinarie a fatti spiacevoli, allora potremmo benissimo cedere alla reazione le restanti possibilità di vendetta in un futuro più o meno immediato.
Il nostro autore interpreta lo slogan di un’Ucraina indipendente come segue: “Prima l’Ucraina sovietica deve essere liberata dal resto dell’Unione Sovietica; dopo si farà la rivoluzione proletaria e si unificherà con il resto dell’Ucraina”. Ma come può esserci una separazione senza che prima ci sia una rivoluzione? L’autore si vede preso in un circolo vizioso e la parola d’ordine di un’Ucraina indipendente insieme alla “logica errata” di Trotsky sono irrimediabilmente screditate. In effetti, questa peculiare logica – “prima” e “dopo” – è solo un esempio evidente di pensiero scolastico. Il nostro sfortunato critico non sospetta nemmeno che i processi storici possano non verificarsi “prima” e “dopo” ma parallelamente, influire uno sull’altro, accelerarsi o ritardarsi mutuamente; e che il compito della politica rivoluzionaria consiste precisamente nell’accelerare l’azione e la reazione reciproche dei processi progressivi. Lo consegna di un’Ucraina indipendente dirige i suoi dardi direttamente contro la burocrazia di Mosca e permette all’avanguardia proletaria di attrarre a sé le masse contadine. D’altra parte, la stessa parola d’ordine dà al partito proletario l’opportunità di giocare un ruolo dirigente nel movimento nazionale ucraino in Polonia, Romania e Ungheria. Entrambi i processi politici faranno avanzare il movimento rivoluzionario e incrementeranno l’influenza dell’avanguardia proletaria.
Il nostro saggio distorce la mia affermazione secondo cui i lavoratori e i contadini dell’Ucraina occidentale (Polonia) non vogliono entrare nell’Unione Sovietica, come è attualmente costituita, e che questo fatto è un argomento in più a favore di un’Ucraina indipendente. Afferma che, anche volendo, non potrebbero entrare nell’Unione Sovietica perché potrebbero farlo solo “dopo la rivoluzione proletaria nell’Ucraina occidentale” (ovviamente in Polonia). In altre parole, oggi la separazione dell’Ucraina è impossibile, e dopo il trionfo della rivoluzione sarebbe reazionaria. Una canzoncina antica e familiare!
Luxemburg, Bukharin, Pjatakov e molti altri usarono questo stesso argomento contro il programma di autodeterminazione nazionale 6: sotto il capitalismo è utopico, sotto il socialismo è reazionario. L’argomento è falso fino in fondo perché ignora l’epoca della rivoluzione sociale e i suoi compiti. Certamente, sotto il dominio dell’imperialismo è impossibile un’indipendenza genuina, stabile e degna di fiducia delle nazioni di piccole e medie dimensioni. È anche vero che nel socialismo pienamente sviluppato, cioè con la progressiva scomparsa dello Stato, scomparirà anche il problema dei confini nazionali. Ma è anche vero che tra questi due momenti, il tempo presente e quello del completo socialismo, passano decenni durante i quali ci prepariamo a concretizzare il nostro programma. La parola d’ordine di un’Ucraina sovietica indipendente è di eccezionale importanza per mobilitare le masse ed educarle nel periodo di transizione.

Cosa ignorano i settari

Il settario semplicemente ignora il fatto che la lotta nazionale, una delle forme più labirintiche e complesse ma allo stesso tempo estremamente significative di lotta di classe, non può essere spazzata via con semplici riferimenti alla futura rivoluzione mondiale. Con i loro sguardi rivolti al di fuori dell’Unione Sovietica, senza ricevere sostegno e direzione dal proletariato internazionale, le masse piccolo-borghesi e persino operaie dell’Ucraina occidentale stanno cadendo vittime della demagogia reazionaria. Processi simili sono indubbiamente in corso nell’Ucraina sovietica, sono solo più difficili da scoprire. La parola d’ordine di un’Ucraina indipendente lanciata per tempo dall’avanguardia proletaria porterà a un’inevitabile stratificazione della piccola borghesia e renderà più facile per i suoi strati inferiori allearsi con il proletariato. Solo così è possibile preparare la rivoluzione proletaria.

Come spianare la strada

“Se gli operai portano avanti con successo una rivoluzione nell’Ucraina occidentale…” insiste il nostro autore “la nostra strategia dovrebbe essere quella di chiedere che l’Ucraina sovietica si separi e si unisca al settore occidentale? Dovrebbe essere esattamente il contrario.” Questa affermazione dimostra chiaramente la profondità della “nostra strategia”. Ancora una volta si sente la stessa melodia: “Se gli operai portano avanti…” Il settario si accontenta della deduzione logica a partire da una rivoluzione trionfante che si suppone già realizzata. Ma per un rivoluzionario il nocciolo della questione consiste proprio in come spianare la strada alla rivoluzione, come trovare una via che la renda più facile per le masse, come avvicinarla, come garantirne il trionfo. “Se gli operai realizzano…” una rivoluzione vittoriosa, ovviamente tutto sarà bello. Ma ora non c’è rivoluzione vittoriosa; al contrario, c’è una reazione vittoriosa.
Trovare il ponte che permetta di passare dalla reazione alla rivoluzione; questo è il compito. A proposito, diciamo che questo è ciò che suscita tutto il nostro programma di consegne di transizione (L’agonia del capitalismo e i compiti della Quarta Internazionale) 7. Non sorprende che i settari di tutte le sfumature non ne comprendano il contenuto. Si muovono con astrazioni, un’astrazione del capitalismo e un’astrazione della rivoluzione socialista. Il problema della transizione dal concreto imperialismo alla concreta rivoluzione, di come mobilitare le masse in ogni concreta situazione storica verso la conquista del potere, costituisce per questi sterili saccenti un segreto nascosto sotto sette sigilli.

Ragionamenti superficiali

Accumulando indiscriminatamente un’accusa sopra l’altra, il nostro critico dichiara che la consegna di un’Ucraina indipendente serve gli interessi degli imperialisti (!) e degli stalinisti (!!) perché “nega completamente la posizione di difesa dell’Unione Sovietica”. È impossibile capire anche solo il perché, vengono trascinati dentro “gli interessi degli stalinisti”. Ma limitiamoci al problema della difesa dell’URSS. Potrebbe essere minacciata da un’Ucraina indipendente solo se quest’ultima fosse ostile non solo alla burocrazia ma anche all’URSS. Tuttavia, data questa premessa (ovviamente falsa), come può un socialista pretendere che un’Ucraina ostile rimanga nel quadro dell’URSS? O il problema si riferisce solo al periodo della rivoluzione nazionale?
Tuttavia, il nostro critico ha apparentemente riconosciuto l’inevitabilità di una rivoluzione politica contro la burocrazia bonapartista 8. Questa rivoluzione, come tutte le altre, presenterà indubbiamente alcuni pericoli dal punto di vista della difesa. Che fare? Se il nostro critico avesse davvero pensato al problema, ci contesterebbe che quel pericolo è storicamente ineludibile, poiché sotto il dominio della burocrazia bonapartista l’URSS è schiacciata. Lo stesso ragionamento si applica, in modo identico e completo, all’insurrezione rivoluzionaria nazionale che non rappresenta altro che un segmento isolato della rivoluzione politica.

Piano e indipendenza

È notevole che il nostro critico non pensi nemmeno all’argomento più serio contro l’indipendenza. L’economia dell’Ucraina sovietica è parte integrante del piano. La loro separazione minaccerebbe di abbatterlo e diminuirebbe le forze produttive. Ma neanche questo argomento è decisivo. Un piano economico non è un libro sacro. Se le sezioni nazionali della federazione, nonostante l’unificazione del piano, spingono in direzioni opposte, significa che il piano non le soddisfa. Un piano è fatto dagli uomini. Può essere ricostruito secondo i nuovi confini. Nella misura in cui il piano la avvantaggia, l’Ucraina vorrà stipulare i necessari accordi economici con l’Unione Sovietica e troverà il modo per farlo, così come riuscirà a stabilire le necessarie alleanze militari.
Inoltre, è inammissibile dimenticare che il governo rude e arbitrario della burocrazia ha molto a che fare con questo piano economico e costituisce un pesante fardello per l’Ucraina. Ciò richiede innanzitutto una drastica revisione del piano. La casta dominante sta sistematicamente distruggendo l’economia, l’esercito e la cultura del Paese; sta annientando il fior fiore della popolazione e preparando il terreno a una catastrofe. Solo un capovolgimento completo può salvare l’eredità della rivoluzione. Quanto più audace e risoluta sarà la politica dell’avanguardia proletaria rispetto, tra le altre, alla questione nazionale, tanto maggiore sarà il successo del capovolgimento rivoluzionario e minore sarà il suo ulteriore costo.

La variante ideale del critico

La parola d’ordine di un’Ucraina indipendente non significa che l’Ucraina rimarrà sempre isolata, ma solo che deciderà liberamente e da sola le sue relazioni con gli altri settori dell’Unione Sovietica e con i suoi vicini occidentali. Supponiamo una variante ideale, più favorevole al nostro critico. La rivoluzione avviene simultaneamente in tutte le parti dell’Unione Sovietica. Il ragno burocratico viene strangolato e spazzato via. Il Congresso Costituente dei Soviet è all’ordine del giorno.
L’Ucraina esprime il desiderio di ridefinire le sue relazioni con l’URSS. Anche il nostro critico, supponiamo, sarà disposto a concedergli questo diritto. Ma per decidere liberamente i suoi rapporti con le altre repubbliche sovietiche, per avere il diritto di dire sì o no, l’Ucraina deve riconquistare la sua piena libertà d’azione, almeno per la durata di questo periodo costituente. E questo non può essere chiamato altro che Stato indipendente.
Supponiamo ora che la rivoluzione comprenda contemporaneamente anche la Polonia, la Romania e l’Ungheria. Tutti i settori del popolo ucraino si liberano e negoziano la loro unione con l’Ucraina sovietica. Allo stesso tempo esprimono la loro volontà di decidere sulle relazioni dell’Ucraina unificata con l’Unione Sovietica, la Polonia sovietica, ecc. È ovvio che per decidere su queste questioni dovrà essere convocato il congresso costituente dell’Ucraina unificata. Ma un congresso “costituente” non significa altro che il congresso di uno Stato indipendente che si prepara a rideterminare sia il suo regime interno che la sua posizione internazionale.

La strada per l’unità

Abbiamo tutte le ragioni per supporre che in caso di vittoria della rivoluzione mondiale le tendenze all’unità acquisiranno immediatamente un’enorme forza e che le repubbliche sovietiche troveranno adeguate modalità di collegamento e di collaborazione tra loro. Questo obiettivo sarà raggiunto solo se i vecchi legami coercitivi, e di conseguenza i vecchi confini, saranno completamente distrutti; solo se ciascuna delle parti è totalmente indipendente. Per accelerare e facilitare questo processo, per rendere possibile in futuro una vera fratellanza tra i popoli, gli operai avanzati della Grande Russia devono già comprendere le cause del separatismo ucraino, il potenziale latente che in esso alberga e che obbedisce alle leggi storiche. Devono dichiarare senza riserve al popolo ucraino che sono pronti a sostenere con tutte le loro forze la parola d’ordine di un’Ucraina sovietica indipendente nella lotta comune contro la burocrazia autocratica e l’imperialismo.
I nazionalisti ucraini considerano corretto lo slogan di un’Ucraina indipendente. Ma sono contrari a collegare questa parola d’ordine con la rivoluzione proletaria. Vogliono un’Ucraina indipendente, democratica e non sovietica. Non è necessario entrare in un’analisi dettagliata di questo problema perché non ha a che vedere solo con l’Ucraina ma con la caratterizzazione generale della nostra epoca, cosa che abbiamo già fatto molte volte. Illustreremo solo i suoi aspetti più importanti.
La democrazia sta degenerando e scomparendo anche nei suoi centri metropolitani. Solo gli imperi coloniali più ricchi o alcuni Paesi borghesi particolarmente privilegiati possono ancora mantenere un regime democratico, e piuttosto degradato. La speranza che l’Ucraina, relativamente povera e arretrata, possa instaurare e mantenere un regime democratico è del tutto infondata. Nemmeno l’indipendenza dell’Ucraina durerebbe a lungo in un quadro imperialista. L’esempio della Cecoslovacchia è piuttosto eloquente. Finché prevarranno le leggi dell’imperialismo, il destino delle nazioni di piccole e medie dimensioni rimarrà instabile. Solo la rivoluzione proletaria potrà rovesciare l’imperialismo.
L’odierna Ucraina sovietica costituisce il settore principale della nazione ucraina. Lo sviluppo industriale ha creato un potente proletariato puramente ucraino. È quello destinato a essere il dirigente del popolo ucraino nelle sue lotte future. Il proletariato ucraino vuole liberarsi dalle grinfie della burocrazia. Lo slogan di un’Ucraina democratica è storicamente in ritardo. L’unica cosa a cui serve, forse, è a consolare gli intellettuali borghesi. Non unificherà le masse. E senza le masse sono impossibili l’emancipazione e l’unificazione dell’Ucraina.

L’accusa di centrismo

Il nostro severo critico ci rifila in ogni momento il soprannome di “centristi”. Secondo lui, l’articolo è stato scritto in modo tale da costituire l’esempio più evidente del nostro “centrismo”. Ma non fa alcun tentativo di mostrare quale sia esattamente il centrismo della parola d’ordine di un’Ucraina sovietica indipendente. Certo non è un compito facile.
Si chiama centrismo la politica che è per sua essenza opportunista e che pretende di apparire rivoluzionaria nella sua forma. L’opportunismo consiste nell’adattamento passivo alla classe governante e al suo regime, all’esistente, comprese, ovviamente, le frontiere tra gli Stati. Il centrismo condivide pienamente questo tratto dell’opportunismo ma lo occulta, per adattarsi al malcontento degli operai, per mezzo di commenti radicali.
Se partiamo da questa definizione scientifica vediamo che la posizione del nostro sfortunato critico è in parte e in tutto centrista. Comincia col considerare immutabili i confini specifici che segmentano le nazioni (accidentali dal punto di vista della politica razionale e rivoluzionaria). La rivoluzione mondiale, che per lui non è una realtà viva ma il miracolo di qualche stregone, deve accettare immancabilmente questi confini.
Non gli interessano affatto le tendenze nazionaliste centrifughe, che possono favorire sia la reazione che la rivoluzione, che violano la sua forma amministrativa quietista costruita sulla base del “prima” e del “dopo”. Si allontana dalla lotta per l’indipendenza nazionale contro lo strangolamento burocratico e si rifugia nella speculazione sulla superiorità dell’unità socialista. In altre parole, la sua politica (se così si può chiamare il commento scolastico alla politica altrui) mostra i peggiori tratti del centrismo.
Il settario è un opportunista che teme se stesso. Nel settarismo, l’opportunismo (centrismo) nelle fasi iniziali è ripiegato come un delicato bocciolo. A poco a poco il bocciolo si apre, un terzo, metà, a volte di più. Allora ci appare la peculiare combinazione di settarismo e centrismo (Vereecken); di settarismo e opportunismo della peggiore risma (Sneevliet). Ma a volte il bocciolo appassisce senza mai aprirsi (Oehler). Se non sbaglio, Oehler è l’editore di The Marxist 9.

Note
  1. “Indipendence of the Ukraine and Sectarian Muddleheads”. Socialist Appeal, 15-18 settembre 1939. The Socialist Appeal era il settimanale del Socialist Workers Party, che in seguito cambiò nome in The Militant. Trotsky risponde in questa occasione a una critica a un articolo che aveva scritto nell’aprile 1939 e di cui abbiamo pubblicato la nostra traduzione, qui.
  2. La teoria marxista della rivoluzione permanente, elaborata da Trotsky, postula tra l’altro che per svolgere e consolidare anche compiti democratici borghesi come la riforma agraria in un Paese sottosviluppato, la rivoluzione deve superare i limiti di un processo democratico e diventare una rivoluzione socialista che stabilisce un governo di operai e contadini. Una tale rivoluzione, quindi, non avverrà per “stadi” (prima una fase di sviluppo capitalistico seguita in futuro da una rivoluzione socialista), ma sarà continua o “permanente”, passando immediatamente a una fase post-capitalista. Per un’esposizione completa della teoria, vedere La rivoluzione permanente e Bilanci e prospettive di Leon Trotsky.
  3. Il Partito ucraino Borotba [Lotta] fu attivo dal 1918 al 1920, quando si fuse con il Partito Comunista Ucraino. A metà degli anni ’20, gli ex borotbisti assunsero la guida del PC ucraino e applicarono una politica di ucrainizzazione fino alla fine del decennio, quando gli stalinisti si rivoltarono contro l’Ucraina ed espulsero i borotbisti dalla direzione. La maggior parte dei borotbisti morì durante le epurazioni staliniane degli anni ’30.
  4. Nikolai A. Shripnik (1872-1933): si unì alla socialdemocrazia russa nel 1897. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, fu a più riprese commissario per gli affari interni e l’istruzione nella Repubblica Socialista Sovietica d’Ucraina e membro del Comitato centrale del Partito Comunista d’Ucraina. Negli Scritti 1932-1933 viene pubblicato un articolo sul suo suicidio. Pavel P Postishev (1888-1940) – era un vecchio bolscevico che divenne membro del Politburo nel 1926 e segretario del Partito Comunista d’Ucraina. Fu arrestato nel 1938 e giustiziato, ma in seguito riabilitato dalle rivelazioni di Krusciov.
  5. Termidoro del 1794 fu il mese del nuovo calendario francese in cui i giacobini rivoluzionari guidati da Robespierre furono rovesciati da un’ala reazionaria della rivoluzione che però non andò abbastanza lontano da ripristinare il regime feudale. Trotsky usò il termine come analogia storica per designare la presa del potere da parte della burocrazia conservatrice di Stalin nel quadro dei rapporti di produzione nazionalizzati. Il bonapartismo è un termine marxista che descrive un regime con alcuni tratti di dittatura durante un periodo in cui il dominio di classe non è sicuro; si basa sull’esercito, sulla polizia e sulla burocrazia statale piuttosto che sui partiti parlamentari o su un movimento di massa (vedi il saggio di Trotsky “Lo stato operaio, il termidoro e il bonapartismo“).
  6. Rosa Luxemburg (1871-1919): fu una notevole leader nella storia del movimento marxista e un’importante avversaria del revisionismo e dell’opportunismo prima della prima guerra mondiale. Ha organizzato il Partito socialdemocratico polacco ed è stata una dirigente dell’ala sinistra della socialdemocrazia tedesca. Imprigionata nel 1915, aiutò a fondare la Lega Spartacus e il Partito Comunista Tedesco. Fu assassinata da membri del governo socialdemocratico durante l’insurrezione del gennaio 1919. Il suo principale disaccordo teorico con i bolscevichi risiedeva nella questione dell’autodeterminazione nazionale. Nikolai Bukharin (1888-1938): vecchio bolscevico che si alleò con Stalin contro l’opposizione di sinistra fino al 1928. Succedette a Zinoviev come presidente del Comintern dal 1926 al 1929. Fu leader dell’opposizione di destra nel 1929; espulso, poi capitolò, ma fu comunque giustiziato dopo il terzo processo a Mosca nel 1938. Georgi L. Piatakov (1890-1937): si unì al partito bolscevico nel 1910 e fece parte del partito in Ucraina. Durante il 1915-1917 si oppose alla posizione di Lenin sul diritto delle nazioni all’autodeterminazione. Fu membro del governo dell’Ucraina sovietica dopo la Rivoluzione d’Ottobre. Espulso dal Partito Comunista nel 1927 per appartenenza all’Opposizione di Sinistra. capitolò a Stalin e ricevette importanti incarichi nell’industria, ma fu ugualmente vittima del secondo processo di Mosca.
  7. Questo documento, noto anche come Programma di transizione, fu adottato dalla conferenza fondatrice della Quarta Internazionale nel 1938.
  8. Trotsky chiamò a una rivoluzione politica contro la burocrazia stalinista per ripristinare la democrazia sovietica e una politica estera rivoluzionaria internazionalista. Per rivoluzione politica intendeva il rovesciamento del regime stalinista preservando i rapporti di proprietà resi possibili dalla rivoluzione del 1917.
  9. Georges Vereecken era rappresentativo di una tendenza settaria nella sezione belga del movimento trotskista. Henricus Sneevliet (1883-1942): fondatore del Partito Comunista d’Olanda e Indonesia. Lasciò il PC nel 1927 e nel 1933 aderì al movimento della Quarta Internazionale; firmò il primo appello pubblico a costituire una nuova internazionale (“La Dichiarazione dei Quattro”, in Scritti 1933-1934). Ma nel 1938 ruppe con la Quarta Internazionale a causa di divergenze sulla politica sindacale e la guerra civile spagnola. Hugo Oehler: guidava una fazione settaria del Workers Party degli Stati Uniti che si opponeva in linea di principio all’entrismo di quel partito nel Partito Socialista come mezzo per raggiungere la ala sinistra di quest’ultimo, che stava diventando numericamente sempre più forte. Lui e il suo gruppo furono espulsi nel 1935 per aver violato la disciplina del partito.

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