Nell’undicesimo anniversario della rivoluzione siriana…

Il 20 marzo 2022 si è svolta la giornata rivoluzionaria sulla questione ucraina organizzata dal Collettivo per la Rifondazione della Quarta Internazionale / FLTI
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Sosteniamo l’eroica resistenza siriana che combatte il fascista Al Assad, il macellaio Putin e l’imperialismo che depreda la nazione!

In Siria e Ucraina: una stessa lotta, uno stesso nemico!

All’evento hanno partecipato compagni provenienti da più di dodici Paesi come Russia, Siria, Iran, Giappone, Zimbabwe, Sud Africa, Italia e lo Stato spagnolo. Hanno partecipato anche i gruppi latinoamericani della FLTI, come Comuneros dalla Colombia, CROJA dal Brasile, LOI-CI / Democracia Obrera dall’Argentina, POI-CI dal Cile, LSTI dal Perù e Bolivia, e il Comitato dei Lavoratori di Nicaragua. Anticipiamo la posizione dei marxisti rivoluzionari del JRCL-RMF del Giappone, dei compagni del gruppo Avanzata Proletaria, degli operai di Haft Tappeh dell’Iran e di Andrey Sedov, corrispondente dell’Organizador Obrero Internacional (Organizzatore Operaio Internazionale) in Russia. Pubblichiamo anche la presentazione di questa giornata curata dalla compagna Paula Medrano, del comitato di redazione dell’Organizador Obrero Internacional, e gli interventi dei partigiani della resistenza siriana.

Al convegno hanno partecipato anche le compagne Nadia Briante ed Eliza Funes, intellettuali marxiste e autrici dell’opera (in spagnolo) “2014-2017: l’Ucraina nella guerra civile”. Il discorso è stato chiuso dal compagno Carlos Munzer, per il comitato editoriale dell’Organizador Obrero Internacional. Queste ultime posizioni saranno pubblicate a breve.


Presentazione della conferenza, a cura di Paula Medrano del comitato editoriale di “El Organizador Obrero Internacional”

«Teniamo questa riunione perché lottiamo affinché non siano gli africani a morire nel Mediterraneo; non siano le migliaia di migliaia di sfollati siriani a morire con i loro figli nei campi di concentramento; non siano gli operai ucraini a dover salire su un treno per salvare la vita dei loro figli; ma che siano i capitalisti e tutti gli sfruttatori a rifugiarsi dall’odio delle masse.»

Ci riuniamo nel mezzo della guerra che si sta combattendo oggi in Ucraina e undici anni dopo una rivoluzione eroica come quella siriana.
Solo due giorni fa è stato celebrato l’anniversario della rivoluzione siriana e migliaia e migliaia di rivoluzionari e figli dei martiri che hanno dato inizio a quella grande rivoluzione sono scesi in piazza. Noi abbiamo denunciato fin dall’inizio che la rivoluzione siriana è stata la più massacrata, la più vilipesa e mille volte tradita, soprattutto dalla sinistra mondiale.
Non è un caso. In Siria anche Putin stava massacrando la rivoluzione, appoggiando il fascista Al Assad e dopo aver represso lo sciopero degli operai siderurgici e petroliferi in Kazakistan, ha continuato a fare il lavoro sporco per l’imperialismo, ora in Ucraina.
Quello che sta facendo Putin è difendere l’incarico che ha di assassino e carceriere dei popoli dell’Eurasia.
L’imperialismo e il suo braccio armato, la NATO, sotto il comando degli yankee, ritengono di aver usato abbastanza il loro sciacallo russo Putin e vogliono arrivare a Mosca. Ecco perché hanno bisogno di un’Ucraina massacrata, come tutti abbiamo visto in televisione con le città demolite, consegnate dalla borghesia codarda di Kiev, dalla stessa NATO. L’intero scenario è ciò di cui l’imperialismo ha bisogno perché è quello che meglio gli aprirebbe la strada per avanzare nel controllo politico, economico e militare di tutta l’Europa. Gli yankee non fanno altro che consegnare l’Ucraina come se fosse una pedina di una partita a scacchi per poi prendere Mosca e conquistare la Russia intera.
Per undici anni imperialismo e NATO hanno lasciato i cieli aperti in Siria perché Al Assad e Putin bombardassero a man salva, distruggendo tutte le città, massacrando più di un milione di lavoratori, lasciando più di quindici milioni di profughi, senza che la borghesia codarda dell’ELS (Esercito Libero Siriano / o FSA Free Syrian Army), supportata dalla Turchia, sparasse un solo colpo. Con quest’ultimo (l’ELS) che tradiva una ad una le battaglie della classe operaia. Niente di diverso da quello che farà il governo ultra-reazionario di Zelensky verso Mosca.
In Siria, mai in undici anni c’è stato un solo scontro militare tra Turchia e Stati Uniti contro Putin o Al Assad. Li hanno lasciati uccidere. Tutti loro hanno firmato un patto con il quale si sono divisi e hanno occupato la Siria alla conferenza di Ginevra.
Oggi le compagnie petrolifere imperialiste, sorvegliate dalle YPG, gli amici “libertari” della sinistra traditrice, stanno portando tutto il petrolio dal nord della Siria alla Turchia e da lì a New York….

Sono passati undici anni dalla rivoluzione e da una brutale controrivoluzione. Putin, dopo il massacro in Siria, va in Ucraina, e la sinistra miserabile, coloro che sono rimasti neutrali di fronte al genocidio siriano, coloro che sono stati alleati del PKK (gli stalinisti del Kurdistan), tutti coloro che hanno inventato il mantra della lotta all’ISIS e che dicevano “il problema è l’Isis, quindi creeremo un fronte antiterrorista”, hanno insabbiato il massacro in Siria. Ora devono mostrare la faccia! Ora devono spiegare! Devono spiegare alle nuove generazioni di lavoratori perché hanno sostenuto Al Assad e Putin, o in altri casi perché hanno sostenuto la Turchia e gli yankee! Devono spiegare perché non sono mai stati davvero con la classe operaia siriana massacrata, così come ora non sono con quella ucraina.
Hanno svolto il compito loro assegnato di lasciare isolata la classe operaia siriana e circondare quella rivoluzione, in modo che la classe operaia mondiale, l’unico alleato del popolo siriano, non venisse in suo aiuto.

Undici anni di rivoluzione e controrivoluzione, e la resistenza non si è arresa.
Abbiamo combattuto lì, dall’inizio. Quindici dei nostri compagni sono caduti. Fanno parte di quei 600-700mila, anche se non si conosce bene il numero degli sfruttati assassinati dal fascista Al Assad.
Sono i martiri della classe operaia mondiale!
L’evento di oggi è un modo per onorarli tutti e trarre insegnamenti in modo che la classe operaia non debba affrontare nuovamente questa prova.

Oggi qui in Europa si vedono milioni di profughi provenienti dall’Ucraina, come più di 15 milioni di profughi siriani si trovano oggi ai confini dell’Europa. Il Mar Mediterraneo è la tomba di tutti gli sfruttati che vogliono venire in Europa per cercare una vita migliore. Non possiamo continuare a permetterlo!
Noi lavoratori dobbiamo evitare che ci sia, come c’è stata, una distinzione tra rifugiati di prima e seconda classe. Siamo tutti rifugiati! I sindacati e le organizzazioni dei lavoratori d’Europa dovrebbero scendere in piazza per esigere che i confini dell’Europa siano aperti, che i lavoratori ucraini, siriani e africani guadagnino lo stesso stipendio di un lavoratore europeo e che ci siano alloggio, cibo, documenti, lavoro per tutti.

Oggi, a undici anni dall’inizio della rivoluzione siriana, la lotta si sviluppa in Ucraina e Kazakistan come prima in Iraq, nel Caucaso o in Palestina, mentre in Russia migliaia di persone scendono in piazza anche contro il macellaio Putin.
La lotta è classe contro classe e tanto più quando si esprime in modo labirintico nella questione nazionale.
Il riformismo cerca solo la collaborazione con diversi agenti dell’imperialismo con i quali occulta il suo saccheggio.
L’unione dei lavoratori ucraini e russi per distruggere la macchina da guerra controrivoluzionaria di Putin è l’unico modo per cui l’Ucraina può essere liberata dall’invasione, solo con la classe operaia che assume la guida militare della guerra nazionale, insieme ai comitati dei soldati e l’alleanza degli operai e dei contadini.
Fondamentale è l’intervento della classe operaia europea a sostegno dell’Ucraina, che viene invasa. È il modo per sconfiggere la NATO e la Maastricht imperialista.
L’unità della classe operaia statunitense con le masse in rivolta di Iraq e Sudan, con la resistenza di Yemen, Siria, Palestina e Iran aprirebbe tutti i fronti e porrebbe all’ordine del giorno la possibilità di strangolare l’imperialismo yankee.

Dopo undici anni di un’enorme rivoluzione, le masse non si sono arrese, così come le masse palestinesi non si sono arrese, così come le masse yemenite non si arrendono, né del Sudan. Si sono arrese solo i loro dirigenti, che molto tempo fa hanno rinunciato alla rivoluzione socialista.

Questo incontro serve anche affinché, con le lezioni rivoluzionarie di ieri, possiamo preparare la nuova rivoluzione siriana. Questa sarà una parte inseparabile della lotta di tutti gli sfruttati in Medio Oriente e in particolare con le masse palestinesi per schiacciare il sionismo e l’imperialismo. Così che questa volta non muoiano nel Mediterraneo gli africani che cercano una vita migliore; non siano le migliaia di migliaia di sfollati siriani a morire con i loro figli nei campi di concentramento (rifugiati) che si trovano ai confini dell’Europa; e che non siano i lavoratori ucraini a dover salire su un treno della disperazione per salvare la vita dei loro figli; piuttosto, siano i capitalisti e tutti gli sfruttatori a doversi rifugiare dall’odio delle masse.

Compagni, abbiamo voluto iniziare questo incontro riaffermando che per noi la lotta è per la rivoluzione socialista in Siria e in tutto il Medio Oriente.
Truppe russe fuori dall’Ucraina!
Per il disarmo della NATO!
Serve uno sciopero generale in tutta Europa!


Giappone: messaggio dei marxisti rivoluzionari del JRCL-RMF (Lega Comunista Rivoluzionaria del Giappone – Frazione Marxista Rivoluzionaria)

Il governo russo guidato da Putin sta facendo avanzare le sue truppe da tre direzioni verso Kiev per lanciare un attacco a tutto campo. Con l’obiettivo di rovesciare il governo ucraino guidato da Zelensky, da lui definito un “governo neonazista”, Putin ha assediato la capitale e aperto il fuoco sui distretti urbani. Non dobbiamo permettere alle forze russe di effettuare un attacco generale a Kiev!

Il complotto iniziale di Putin per portare rapidamente Kiev sotto controllo, stabilendo così un governo fantoccio, è stato sventato dalla valorosa resistenza dei combattenti ucraini. In un impeto di frenesia, Putin ha ordinato al suo esercito di lanciare una “operazione di terra bruciata” contro le città ucraine, distruggendo spietatamente condomini, scuole, ospedali e tutto il resto. Follemente, è convinto che brutalità estreme potrebbero frustrare lo spirito combattivo del popolo ucraino.

Putin e la sua cricca, per i quali il modo di fare le cose del KGB è una seconda natura e che sono posseduti dalla frenesia grande russa, ora stanno letteralmente montando assalti al popolo ucraino senza nemmeno nascondere la loro spietatezza come discendenti degli stalinisti.

Vedendo tali attacchi, cresce sempre di più il risentimento del popolo ucraino nei confronti dell’amministrazione Putin. Proprio in questo momento, in tutto il Paese vengono effettuati determinati attacchi di guerriglia per respingere le truppe russe.

L’amministrazione Putin, rendendosi conto che la situazione della battaglia sta peggiorando con i suoi soldati che vengono colpiti, si sta muovendo per mobilitare truppe mercenarie del regime di Bashar al-Assad, che si è ripetutamente impegnato in orribili carneficine in Siria. E un’altra cosa da notare è che per evitare che USA e NATO interferiscano in questa guerra, Putin ha dichiarato di considerare le loro sanzioni economiche come “una dichiarazione di guerra contro la Russia” e inoltre, li minaccia facendo riferimento ad attacchi nucleari. Non dobbiamo mai permettere attacchi indiscriminati o genocidi contro gli ucraini da parte del governo Putin!

Nel bel mezzo della sua lotta di resistenza, il popolo ucraino sta riflettendo sulla sua storia di lotta contro la “Russia di Stalin”, con un profondo risentimento in mente. Stalin calpestò il principio leninista sulle questioni nazionali dopo le rivoluzioni proletarie, “separazione, poi federazione” e attuò la sua politica di “russificazione” dell’Ucraina. Ciò ha portato milioni di ucraini a morire di fame. Quello fu un grave crimine commesso dallo stalinismo, il falso marxismo-leninismo (basato sulla teoria del “socialismo in un solo Paese”). Putin non solo insulta Lenin, ma censura persino Stalin, che ha adottato tali politiche, per “aver permesso l’insolenza degli ucraini”. Questo devoto dello sciovinismo grande russo desidera disperatamente “annientare” l’esistenza stessa della nazione ucraina.

Facciamo appello ai lavoratori ucraini. Sconfiggete Putin e il suo esercito invasore con le vostre incrollabili battaglie di resistenza! Riaccendete lo spirito della rivoluzione sovietica ucraina, che è stata raggiunta in unità con la rivoluzione russa, e combattete in solidarietà con i lavoratori russi che combattono contro la tirannia di Putin.

A casa, Putin è deciso a reprimere le ribellioni popolari usando la violenza di Stato del suo sistema di governo autoritario basato sull’FSB (Servizio di Sicurezza Federale). Nonostante questa barbara repressione, le lotte contro la “guerra di Putin” infuriano e si diffondono in tutta la Russia.

Facciamo appello alla classe operaia e a tutto il popolo russo. Bisogna organizzare una lotta “contro la guerra, contro Putin!” Si deve abbattere il sistema di governo autoritario guidato da Putin, basato sull’FSB!

Chiamiamo i popoli del mondo. In solidarietà con il popolo ucraino che combatte nella sua resistenza, e con il popolo russo che insorge nonostante la repressione, creare un’ondata di lotte contro la guerra basate sull’internazionalismo proletario! Mai e poi mai permettere un attacco generale a Kiev!

Come nazionalista grande russo che detesta la rivoluzione russa, Putin mira a fare dell’Ucraina un tributario della Russia. La sua ambizione divorante è quella di far rivivere la “Grande Russia” respingendo l’espansione verso est della NATO e reclamando le sue sfere d’influenza conquistate dopo il crollo dell’URSS. Vedendo astutamente che l’America imperialista ha rivelato il suo declino storico nel mezzo della pandemia, l’amministrazione Putin ha lanciato l’aggressione sulla base di un accordo anticipato con il regime di Xi Jinping della Cina neostalinista. Tutto questo è spiegato chiaramente nella dichiarazione della JRCL.

Compagni! Per convertire questo oscuro 21° secolo in un brillante secolo proletario, lottate insieme, con noi, la sinistra rivoluzionaria in Giappone, che lotta sulla base della strategia per la rivoluzione mondiale: «antimperialismo, antistalinismo!»


Russia: intervento di Andrey Sevod, corrispondente dell’Organizzatore Operaio Internazionale (El Organizador Obrero Internacional)

Compagni, vorrei salutare tutti i partecipanti alla conferenza. Dall’interno della Russia, attualmente sottoposta alla dittatura controrivoluzionaria fascista. E a 250-300 chilometri a est del fronte ucraino.

Oggi assistiamo all’esportazione della controrivoluzione sulle baionette della mafia di Putin, che possiede armi di distruzione di massa. Il Putinismo, negli ultimi 20 anni, con l’approvazione dell’imperialismo, ha svolto il ruolo di gendarme in Europa, Caucaso e Medio Oriente. Ora i propagandisti di Putin si lamentano della “russofobia” e del fatto che l’intero mondo occidentale è contro di loro. Ma non tutto è così semplice. Il Putinismo è stato un socio importante dell’imperialismo nella cosiddetta “guerra al terrore”, cioè la soppressione della resistenza dei popoli del Medio Oriente e del Caucaso settentrionale. Oggi l’imperialismo sta cercando di contenere un po’ il suo cane rabbioso al Cremlino.

Come si evince dagli eventi dello scorso mese, il regime controrivoluzionario sta conducendo una guerra non solo contro il popolo ucraino, ma soprattutto contro tutti coloro che sono insoddisfatti all’interno della Russia. Essere in guerra è una comoda scusa per la repressione e il terrore bianco. Oggi, il regime di Putin sta schiavizzando ulteriormente i lavoratori, reprimendo tutte le attività di protesta di base delle masse, istigando un’atmosfera di paura, bugie, denunce e repressione. In generale, un classico di qualsiasi regime fascista.

I fallimenti militari e le perdite del regime di Putin che ha invaso l’Ucraina hanno suscitato speranze d’indebolimento e crollo della dittatura controrivoluzionaria, che è particolarmente importante nel contesto della rivoluzione siriana, perché la sconfitta della macchina militare russa è un’opportunità per le masse siriane per riprendersi tutto ciò che le bande di Assad e Putin hanno preso loro dal 2015.


Iran, dichiarazione degli operai di Haft Tappeh sulla guerra in Ucraina: «È una guerra contro tutti i lavoratori!»

«Gli operai, i salariati e i lavoratori devono unirsi contro la guerra. Siamo contro tutti voi capitalisti e signori della guerra. Questa non è la nostra guerra. È una guerra contro tutti i lavoratori»

La guerra che i governi capitalisti stanno conducendo sul suolo ucraino è anche una guerra contro i lavoratori iraniani di Haft Tappeh. È anche una guerra contro tutti i lavoratori dell’Iran ed è davvero una guerra contro tutti i lavoratori del mondo. Non è solo una guerra contro l’Ucraina o contro la Russia. In realtà non è una guerra contro nessun Paese in particolare. È contro i lavoratori e i salariati di quel Paese e contro il resto dei lavoratori del mondo.

Putin non ha invaso l’Ucraina a beneficio dei lavoratori russi. Né gli Stati Uniti né l’Europa né la NATO hanno messo le truppe sotto il naso della Russia nell’interesse dei lavoratori ucraini, europei o americani. L’espansione della NATO in Ucraina, o altrove, è un militarismo capitalista e ostile agli interessi dei lavoratori, proprio come l’offensiva militare russa è un militarismo capitalista e contro tutti i lavoratori. La presenza della NATO in Ucraina o l’invasione russa dell’Ucraina sono piani che finiscono a favore dei capitalisti mondiali. Il sangue e la vita della gente comune si stanno perdendo. Le nostre case sono in rovina, ma stanno facendo un profitto. Vendono armi, attaccano altri luoghi con il pretesto dell’insicurezza o aumentano la loro presenza militare altrove. I loro budget militari e di guerra stanno aumentando, che vengono presi dalle tasche dei lavoratori e regalati ai signori della guerra piuttosto che essere spesi per il benessere pubblico della società.

Alcuni dicono che Putin è innocente perché la NATO si è infiltrata nei confini della Russia, mentre altri dicono che i presidenti ucraino, europeo o americano sono innocenti perché stanno facendo qualcosa contro l’azione di Putin. Sono tutti colpevoli. È vero che la NATO ha sbagliato a reclutare membri lungo i confini della Russia, ma la colpa è anche di Putin e del capitalismo russo. La colpa è anche degli Stati Uniti, dell’Europa e della NATO. Non è solo una parte da incolpare.Alcuni stanno trasformando il presidente ucraino in un eroe sotto l’influenza dei media europei e americani. Di quale eroe stanno parlando? È una pedina nel gioco del capitalismo e dell’influenza della NATO, e non è affatto una questione di democrazia, nel caso qualcuno volesse dire che il presidente dell’Ucraina sta lottando per la democrazia. Per alcuni, Putin è l’eroe, e per altri, Biden è l’eroe. Di quale eroe stanno parlando? Questi sono i leader del capitalismo e distruggono le case dei lavoratori. La disputa principale è tra le grandi potenze del capitalismo. Questa è una disputa che non è né di ieri né di oggi. È sempre stato così. Il problema è che i lavoratori di Russia e Ucraina devono sferrare un colpo contro i loro stessi governi. I lavoratori europei e nordamericani devono dare un’occhiata ai propri governi, dicendo loro che non hanno il diritto di fare la guerra con i nostri soldi.

Nessuna delle parti dovrebbe difendere questa stupida, crudele e assassina guerra tra lavoratori. Piuttosto, i lavoratori e i salariati di entrambe le parti, di tutte le parti, dovrebbero essere sostenuti e invitati a unirsi contro questa guerra.Questa guerra non è né una guerra per gli interessi dei lavoratori russi né una difesa degli interessi dei lavoratori ucraini. Questa guerra non è affatto una guerra per gli interessi di nessun lavoratore. Una guerra contro i nostri interessi. L’attuale guerra tra la Russia e altre potenze e sul suolo ucraino è una guerra reazionaria e contro la classe operaia. Dobbiamo essere tutti contro la guerra. Non dobbiamo essere solo contro Putin, non dobbiamo essere solo contro Biden e contro i presidenti europei, non dobbiamo essere solo contro il presidente ucraino. Gli operai, i salariati e gli operai devono unirsi contro la guerra. Siamo contro tutti voi capitalisti e signori della guerra. Questa non è la nostra guerra. È una guerra contro tutti i lavoratori.

Questo messaggio è stato originariamente pubblicato in Iran su Haft Tappeh Workers Independent Telegram Channel il 28 febbraio 2022


Italia, intervento dei compagni di Avanzata Proletaria

In primo luogo, desideriamo ringraziare la Frazione Leninista Trotskista Internazionale per l’opportunità di partecipare a questo incontro. Ci uniamo agli applausi rivolti ai compagni siriani in questo 11° anniversario dicendo ancora “Viva la rivoluzione siriana”.

Vi parliamo da un Paese che, sebbene non lo abbia ammesso pubblicamente, è oggi in guerra. Diciamo che è in guerra perché non solo ha inviato armi in Ucraina, ma ha aumentato di 13 miliardi di euro la spesa militare, portandola da 25 miliardi di euro l’anno a 38 miliardi di euro l’anno. In Parlamento solo 19 deputati su un totale di 630 membri della Camera hanno votato contro questo aumento, cioè meno di un trentesimo ha votato contro.

Mentre tutti i giornali sono stati contrari all’invasione russa dell’Ucraina, hanno a loro volta cercato di ottenere un sostegno militare più attivo dall’Italia, una mobilitazione dell’esercito italiano più attiva.
In questo momento ci sono 1.500 soldati al confine tra Polonia e Ucraina e continuano a inviare rifornimenti di armi per rifornire l’esercito. Il ministero della Difesa ha diramato un’allerta all’esercito e ai generali per un possibile dispiegamento di truppe.

Due giorni fa, all’aeroporto di Pisa in Toscana, alcuni lavoratori hanno bloccato e fermato il carico di armi verso l’Ucraina, nascoste come aiuti umanitari.

La sinistra italiana è divisa. C’è un intero settore che è favorevole all’intervento della NATO. E d’altra parte c’è un altro settore che è lo stalinismo, che divide il mondo in due campi, la Russia contro gli Usa, ed è contrario all’intervento, nascondendosi dietro la politica pacifista che portano avanti.

Il più grande sindacato italiano, la Cgil, che è l’equivalente della CGT francese, non ha detto assolutamente nulla. Non hanno fatto nemmeno un’ora di sciopero contro la guerra. Alcuni sindacati minori hanno lanciato mobilitazioni. Ma non c’è unificazione dei sindacati e nessuno ha fatto appello a fermare la produzione o la spedizione di armi.
Un esempio, l’8 marzo, che è stata la Giornata internazionale della donna, uno dei sindacati che è piccolo ma che è uno tra i più combattivi, tra i suoi punti di rivendicazione ha citato la questione della guerra in Ucraina, ma era totalmente persa e diluita insieme ad altri punti specifici dell’8 marzo come le questioni di genere. Ciò ha diluito la loro posizione sulla questione ucraina.

La sinistra campista, lo stalinismo, prima quando iniziò la rivoluzione in Siria, era contraria alla rivoluzione, e quando Putin è intervenuto e ha cominciato a bombardare, hanno direttamente smesso di parlarne.

In sintesi, questa è la situazione in Italia.


Zimbabwe: intervento della International Workers League (WIL), aderente alla FLTI

Ciao compagni,
Saluti dall’Africa.

Oggi, come si vede, la rivoluzione siriana è stata tradita dalle organizzazioni di sinistra nel mondo ed è stata massacrata da Al Assad e dal macellaio Putin. Ora Putin sta conducendo una guerra contro l’Ucraina. Tutto questo deve finire. Le forze sono quelle della classe operaia.

Qui in Africa, la classe operaia è molto viva e combatte enormi lotte. Abbiamo avuto uno sciopero generale in Sud Africa, una rivolta di lavoratori e masse popolari impoverite per il pane, gli insegnanti scioperano in Zimbabwe. I regimi qui sono sfidati dalle lotte operaie, salvati dalle dirigenze operaie che deviano e tradiscono la nostra lotta, come hanno tradito la Siria per essere massacrata e ora lasciano massacrare il popolo ucraino.

Siamo con i lavoratori siriani, come lo siamo sempre stati. Siamo contrari all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. Siamo contro la NATO e l’imperialismo che soggioga tutte le nostre nazioni.

Ricordiamo quelli uccisi in Siria e ricordiamo i minatori Marikana uccisi dalla Anglo American e dalla sua polizia lacchè del regime sudafricano e contro la burocrazia sindacale stalinista. Sono i martiri della classe operaia mondiale.

Putin fuori dall’Ucraina e dalla Siria! Fuori i soldati di Putin, che combattono per i capitalisti!



LA QUESTIONE UCRAINA E LA RESISTENZA SIRIANA


Intervento di Abu Muad, del comitato editoriale del periodico “Haqeqa Al Maqhoureen” (La Verità degli Oppressi), portavoce dei socialisti di Siria e Medio Oriente

«In un discorso sull’Ucraina, la Siria non può essere ignorata. Dobbiamo tener presente ciò che ha portato alla barbarie di oggi, al genocidio e alla spartizione della Siria per comprendere l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.»

Buon pomeriggio a tutti i compagni qui presenti. In un discorso sull’Ucraina, è fondamentale parlare della rivoluzione siriana, per la quale è inevitabile rendere omaggio agli oltre 600.000 uccisi in questa sanguinosa rivoluzione. È inevitabile ricordare le centinaia di migliaia di prigionieri politici che ha quella rivoluzione e le altre migliaia che sono scomparse per mano del macellaio Putin e dell’assassino Bashar Al Assad.
È una rivoluzione in cui le masse hanno dato tutto per trionfare. Oggi dobbiamo ricordare che non solo hanno lottato fino alla fine per la dignità e il pane, ma che hanno combattuto per una rivoluzione internazionale e il loro obiettivo era raggiungere la Palestina.
Sotto questo programma e queste condizioni, ricordiamo in modo particolare i compagni della Brigata Leon Sedov, il compagno Abu Al Baraa e suo padre Mustafa della brigata, e tanti altri compagni caduti in combattimento portando la bandiera della Quarta Internazionale, del socialismo, di nuovo in Medio Oriente.
Grazie al tradimento della sinistra, che ci ha lasciati soli e isolati, non è stato possibile continuare questa lotta, perché i compagni siriani sono stati uccisi dalla controrivoluzione. Eppure la sua eredità continua. I compagni che oggi parleranno e renderanno conto di ciò che sta accadendo oggi in Siria sono due compagni che portano avanti le bandiere della Brigata Leon Sedov e l’intera eredità lasciata non solo dai compagni Mustafa e Abu Al Baraa ma da tutti i compagni caduti della brigata.

Partiamo dalla genesi, perché come ho detto prima, in un discorso sull’Ucraina, la Siria non può essere ignorata. Dobbiamo dar conto del perché si è arrivati a ciò che vediamo oggi, il genocidio e la spartizione della Siria, per comprendere l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.
Torniamo al 2008, quando c’è stato un crack internazionale, quando è scoppiata una bolla immobiliare e si è cominciato a vedere che c’era molto denaro emesso che non era supportato dal valore dei beni prodotti. Nello sviluppo di questo crack, già per l’anno 2010-2011, c’è un aumento del cibo, che porta a una catena di rivoluzioni, a partire dalla Tunisia, estendendosi all’Egitto, passando per la Libia, andando in Bahrain, Yemen, arrivando anche in Siria.
Fu una catena di rivoluzioni che seppe far esplodere i dispositivi di dominio che l’imperialismo aveva imposto a questi Paesi del Maghreb e del Medio Oriente. Le persone sono scese a milioni nelle piazze reclamando pace, pane, libertà e dignità. Non c’era pace nei governi totalitari. Non c’era nemmeno la libertà. Erano Paesi con un’enorme produzione essenzialmente di petrolio, come in Libia, e la gente non aveva soldi. La gente stava morendo di fame, per questo chiedevano pane e dignità.
Uno a uno cominciarono a cadere gli agenti dell’imperialismo nella regione, come Hosni Mubarak o Ben Ali, o lo stesso Gheddafi, la cui testa rotolava. In Siria cominciava ad accrescersi la lotta delle masse. Una dopo l’altra andavano liberando le città, mettendo all’angolo Bashar, il presidente della Siria, nella sede del governo. Erano arrivate a prendere praticamente tutta Damasco. Non c’era Paese nel Maghreb e nel Medio Oriente in cui la bandiera palestinese non sventolasse in alto. Tutte quelle rivoluzioni, in particolare quella in Siria, ponevano sotto scacco le frontiere del gendarme dell’imperialismo nella regione, che era Israele.

Gli Stati Uniti usano i loro agenti per spezzare la serie di rivoluzioni nel Maghreb e nel Medio Oriente in Siria

Di fronte a questa situazione, ci si chiede, che cosa farà l’imperialismo? Sicuramente verrà con le sue cannoniere nel miglior stile Bush, per sbarcare le sue truppe, e invaderà come in Afghanistan o in Iraq. Ma no, compagni. La realtà è che gli Stati Uniti non potevano farlo.
Ancora oggi non possono farlo perché la loro stessa classe operaia lo impedisce. Il movimento contro la guerra negli Usa si sollevò contro quella guerra infame perché restituiva centinaia e migliaia di soldati invasori in sacchi neri perché l’eroica resistenza irachena e afgana li rimandava a casa. Le madri dei soldati e i mutilati si sono opposti alla guerra e hanno detto: “Non parteciperò più alla tua guerra in Medio Oriente, quella non è la mia guerra, non mi unisco all’esercito”. La classe operaia prendeva i porti e si rifiutava d’imbarcare le armi.
Questo è successo negli Usa e gli ha impedito di agire come aveva agito per molto tempo. Gli Usa si sono visti impossibilitati a usare il loro gendarme nella regione, che aveva svolto tutti i compiti, sottomettendo i palestinesi e imponendo il terrore in tutto il Medio Oriente.

Perciò gli Usa iniziano a usare ognuno dei loro agenti non solo nella regione, ma in particolare in Siria. Cominciano a dare aria e libero sfogo a Bashar, che all’inizio della rivoluzione stringe un patto con la borghesia curda e spezza a metà la spina dorsale della rivoluzione, dividendo la popolazione siriana da quella curda, e inizia il massacro.
Ma le masse siriane resistono. Per questo la borghesia sunnita “passano dall’altro lato”, perché i generali sunniti rompono con l’esercito di Bashar, cambiano una bandiera per l’altra e dicono di essere i più grandi alleati della rivoluzione siriana. Dicono di appoggiare la rivoluzione, ma tutto ciò che fanno è consegnarla al nemico dall’interno.
Gli Usa tutelano tutto questo. E sempre più agenti si vanno sommando, perché le masse seguitano ad avanzare, ed è allora che vengono Iran e Hezbollah a dare appoggio militare a Bashar. Viene la Turchia da dietro ad appoggiare la borghesia sunnita dicendo “sono gli alleati della rivoluzione”.
Nel 2013 gli Usa si incontrano a Ginevra con tutti gli agenti, dove compare anche Putin insieme a Bashar, e si accordano per portare avanti la controrivoluzione tutti coordinati. La Turchia facendosi passare per alleata con la borghesia sunnita, e dall’altro lato Putin, Iran e Hezbollah, appoggiando militarmente Bashar. È così che sottomettono le masse siriane a uno dei più grandi genocidi del ventunesimo secolo.

Le dirigenze traditrici della classe operaia mondiale hanno dato carta bianca alle azioni dell’imperialismo e dei suoi agenti

Come può essere questo possibile essendoci nel mondo così tanti partiti di sinistra, che innalzano le bandiere della rivoluzione? È che, quando c’è una rivoluzione, quei partiti dove sono? È che tutto quello che è successo in Siria è stato possibile grazie alla sinistra mondiale, che o ha sostenuto apertamente Putin e Bashar dicendo che erano antimperialisti o, come la LIT dicendo che gli Usa dovevano inviare armi alla rivoluzione siriana, o la UIT che faceva passare i generali dell’ESL (FSA nell’acronimo inglese – ndTrad) come i giacobini della rivoluzione quando erano i più grandi traditori e svenditori della rivoluzione; oppure il PTS che diceva che era necessario essere neutrali, una neutralità che si esprime ancora oggi, con la sua affermazione che “ci sono due bande reazionarie” e che “era rivoluzione finché non si armò”.
La sinistra ha poi compiuto e portato avanti un ruolo fondamentale, perché quando le masse della Siria e dell’intero Medio Oriente tendevano ad allearsi con le masse che si sollevavano in Europa, ha affermato che “il problema fondamentale è l’islamismo”. “Lo Stato islamico è il maggiore nemico”, hanno detto.
In questo modo poterono separare le masse del Maghreb e del Medio Oriente e della Siria, marchiandole come “terroriste”, il che servì come scusa per le potenze imperialiste anche per non far lasciar entrare i rifugiati che a milioni lasciarono la Siria e tentarono di raggiungere l’Europa. C’è stato un incontro in Tunisia del Forum Sociale Mondiale, dove la sinistra ha messo un timbro sul massacro e l’ha “approvato legalmente”.

La sconfitta della rivoluzione significa la barbarie in Siria

Sfortunatamente, la somma di tutte queste catastrofi porta a quella che oggi è la Siria, una nazione divisa, insanguinata. Le immagini della Siria oggi si possono paragonare a quelle dell’Ucraina. Donne, bambini e anziani che giacciono a terra senza vita. Questo è il risultato dell’equazione tra gli Usa, i suoi agenti e la sinistra che li sostiene: la Siria di oggi insanguinata, massacrata, divisa… la barbarie. Il numero esatto dei morti non è noto, si stima in quasi un milione. Il numero degli scomparsi non è noto. Non si sa se i detenuti siano nelle carceri o meno. Oltre 15 milioni di rifugiati. I campi profughi traboccano di fetore e putrefazione.
Questo è il risultato che abbiamo oggi in Siria. E purtroppo dobbiamo dire che si è avuto questo risultato perché in quell’equazione mancava un fattore, che fu la presa del potere. La Siria è oggi in queste condizioni perché non è stato preso il potere. Perché quando le masse stavano mettendo alle strette Bashar, e lui non aveva via d’uscita, non si è preso il potere. Le masse avevano preso il 90% del territorio e non si arrivò a prendere il potere. Ma non fu per mancanza di coraggio delle masse. Più le masse avanzavano, più agenti si univano per colpirle… venne Hezbollah, l’Iran, poi Putin con tutte le sue armi. Anche gli Usa si stancarono di bombardare. E le masse hanno continuato a resistere, ma se non hanno preso il potere è stato per il tradimento di sinistra.
La sinistra non solo non ha conteso la direzione delle masse all’ESL (FSA), ma l’ha rivendicata e ha detto “questa è la dirigenza che voglio”, che è stata la dirigenza che ha finito per svendere la rivoluzione. È stata la sinistra a sostenere direttamente Al Assad e Putin e ad accusare le masse di essere nemiche della classe operaia mondiale e a definirle “terroriste”. La sinistra ha spacciato gli amici delle masse come loro nemici e i loro nemici come alleati.

Dobbiamo impedire che l’Ucraina subisca la stessa sorte della Siria

Cosa c’entra questo con l’Ucraina? Cosa succede in Ucraina? Perché Putin entra con il suo esercito?
Putin è un agente. Invade, ma non occupa. È stato lui a mettere più soldi, uomini e armi per portare avanti la controrivoluzione, ma permette agli Usa di depredare il petrolio e il gas della Siria senza nemmeno sparare un solo proiettile a salve. Per tutti coloro che dicono che c’è una guerra tra Usa e Russia, noi dalla Siria ci rendiamo conto che non è così. Perché entrambi coesistono in Siria, Putin viene e massacra, e gli Usa seguono e depredano il petrolio. Questo è il ruolo di Putin. Non solo in Siria, ma anche in Ucraina.
Ecco perché oggi dobbiamo tenere a mente la Siria, ciò che è accaduto e si è scatenato, perché è ciò che dobbiamo evitare che soffra la classe operaia ucraina. Il tradimento della sinistra non è “gratis”. La “neutralità” e il guardare dall’altra parte hanno avuto le loro conseguenze. Non è “gratis” sostenere l’opposizione borghese, dipingendola come “democratica”, come stanno cercando di fare ora in Ucraina con la “carovana dei girasoli”.
Dobbiamo tener presente ciò che è accaduto in Siria per evitare che accada in Ucraina, per portare la classe operaia a sollevarsi, perché l’Ucraina sta bussando alla porta della classe operaia. È così che può finire qualsiasi Paese dell’UE.


Intervento di Steif Abu Izen, dalla resistenza siriana nel nord di Idlib

«Dopo 11 anni, crediamo che solo ora le persone capiscano cosa è successo in Siria, guardando all’Ucraina. Per aver combattuto contro Putin ci hanno detto che eravamo terroristi. Ma deve essere chiaro che in Siria stiamo combattendo lo stesso nemico che sta invadendo l’Ucraina oggi.»

Stiamo per collegarci col compagno Steif Abu Izen, dalla gioventù rivoluzionaria che ha combattuto a Homs, uno dei bastioni della rivoluzione, una delle città che ha sofferto di più per l’assedio di Bashar e la resa dell’ESL (FSA). Il compagno Steif Abu Izen ha combattuto al fianco di una delle icone della rivoluzione siriana, Abd el Basset Sarout, l’arciere della rivoluzione siriana di fama mondiale. Questo compagno, Steif Abu Izen, è oggi membro della resistenza della rivoluzione siriana, condividerà la sua visione dall’interno della Siria.

Steif: Un grande saluto a tutti i presenti. Onore e gloria a tutti i martiri! Viva la rivoluzione siriana e le rivoluzioni che hanno luogo in tutto il pianeta!
È impossibile iniziare questo incontro senza chiedere la misericordia di tutte le anime dei caduti. Dobbiamo ricordarli sempre e portarli avanti come una bandiera.
Rivendichiamo la libertà di tutti i prigionieri politici e la ricomparsa da vivi di tutti gli scomparsi. Questa è la bandiera che portiamo e che porteremo sempre avanti partecipiamo a questo incontro.

Dobbiamo capire cosa ha fatto Putin in Siria per capire cosa sta succedendo oggi in Ucraina. Più di un milione di martiri, cinquecentomila prigionieri, sette milioni di sfollati interni e sette milioni di sfollati fuori dalla Siria sono il risultato dell’intervento di Putin.
Oggi capiamo che siamo due popoli che combattono lo stesso nemico. Siamo due popoli fratelli. Ci fa male e ci rattrista vedere che mentre i profughi ucraini vengono accolti a braccia aperte i profughi arrivati ​​dai Paesi arabi sono stati respinti. Non capiamo perché sia ​​così, poiché siamo due popoli fratelli che combattono contro lo stesso nemico.

Va notato che tutto ciò che è accaduto in Siria va messo in conto all’imperialismo statunitense, che ha diviso e ripartito la Siria. Attualmente la Siria oggi è divisa in tre porzioni. Una è controllata dalla Turchia con quelle che chiamo le loro milizie. Un’altra parte è controllata dagli Usa con le loro milizie e l’altra è controllata da Bashar con Putin e le sue milizie. Perché dico le loro milizie? Perché va notato che gli Usa mantengono la parte di Raqa e Deir ez Zor, città e province molto ricche di petrolio e gas. Mentre nelle altre regioni ci sono solo tiranni che distribuiscono e amministrano la miseria.
Le milizie che oggi controllano la Siria settentrionale sono le milizie della Turchia. Perché la Turchia controlla l’ESL (FSA), che sottomette i lavoratori e le masse a Idlib e nel nord della Siria. La Turchia, insieme all’ESL (FSA), ha l’incarico di reclutare molti dei miei compatrioti, con l’illusione di uno stipendio, e li ha presi come mercenari per combattere in Libia. La Turchia, con le sue milizie e HTS (Hay’at Tahrir al-Sham si scisse da al-Qaeda nel 2017 – ndTrad), nei territori liberati sono quelli che opprimono oggi il popolo siriano.
D’altra parte, gli Usa nelle regioni ricche di petrolio e gas hanno le milizie del PKK e del PYD. Sono quelli che oggi utilizza per garantire il suo saccheggio di petrolio.
Le milizie di Bashar sono rimaste nel sud della Siria, con le milizie di Hezbollah, gli iraniani e le truppe russe.
Siamo una nazione occupata. Noi, i rivoluzionari, siamo pronti a cacciare tutti gli invasori, sia la Turchia che afferma di essere un alleato della rivoluzione, sia le truppe mercenarie di Iran, Hezbollah e Russia.

Molti di coloro che sono qui oggi seguono la rivoluzione siriana da undici anni. Tutti sanno che Bashar è stato sconfitto da un bel po’ di tempo. Gli Usa, alla Convenzione di Ginevra, hanno coordinato tutti gli agenti. Hanno inventato l’Isis per dire che c’erano i terroristi, perché l’unica cosa che volevano erano le ricchezze del nostro territorio. Tra Usa e Russia hanno fracassato la rivoluzione.
Ma anche così in molte città furono sconfitte le truppe dell’esercito russo sostenute da Hezbollah e dall’Iran. Siamo sopravvissuti ai bombardamenti degli Usa. Ecco perché hanno iniziato a usare la manovra Terra Bruciata. Hanno preso le città, ma solo in rovina. Non c’era altro modo che ne uscissimo.

Oggi la rivoluzione siriana continua a resistere dopo undici anni. Milioni di persone sono scese in piazza pochi giorni fa nell’anniversario della rivoluzione, rivendicando ancora la caduta di Bashar, la libertà dei prigionieri e alzando le bandiere dei martiri, rendendo loro onore.
Dopo undici anni, crediamo che solo ora le persone capiscano cosa è successo, guardando all’Ucraina. Per aver combattuto contro Putin ci hanno detto che eravamo terroristi, ci hanno accusato di essere islamisti. Ma deve essere chiarito che in Siria stiamo combattendo lo stesso nemico che sta invadendo l’Ucraina oggi.
Quello che è successo a noi in Siria attende l’Ucraina. Siamo pronti ad aiutarli. Sebbene in Europa ricevano il popolo ucraino come profugo e noi no, comprendiamo che questo non è colpa del popolo ucraino. Oggi dobbiamo essere un pugno solo. Molti di noi hanno esperienza di combattimento contro l’invasore russo e potrebbero fornire assistenza militare se necessario.

Per finire, voglio chiarire che non ci sono terroristi in Siria. Non siamo terroristi. Siamo lavoratori e figli di operai. Bisogna sostenere la rivoluzione siriana per capire cosa sta succedendo nell’invasione dell’Ucraina. Oggi sostenere la Siria è lo strumento migliore per sostenere il popolo ucraino che sta soffrendo per l’invasione di Putin.
Speriamo con le forze della classe operaia mondiale di liberare non solo i trentamila prigionieri politici che abbiamo nelle carceri qui, ma tutti i prigionieri nelle carceri dei tiranni del mondo.
È stato un onore per me partecipare a questo incontro. Un saluto rivoluzionario a tutti i presenti.


Intervento del compagno Khero dalla resistenza siriana nel nord di Idlib

«La barbarie significa che il lavoratore perde assolutamente tutti i suoi diritti (…) A causa del tradimento e dell’HTS, non solo non siamo stati in grado di ottenere ciò che reclamavamo nella rivoluzione, ma è stato istituito un governo uguale o peggiore di quello di Bashar Al Assad.»

Diamo velocemente la parola al compagno Khero, che farà un brevissimo intervento. Khero è figlio di “Hajj” Mustafa, uno dei dirigenti della Brigata Leon Sedov, fratello di Abu Al Baraa, uno dei maggiori esponenti della Brigata, e un compagno caduto in combattimento per la liberazione di Aleppo.
Khero è passato dall’essere uno dei compagni più combattivi della rivoluzione siriana a essere una vittima delle prigioni di HTS. La sua famiglia ha sofferto molto per l’oppressione di HTS e ESL (FSA). All’inizio erano stati segnati. Sappiamo come Mustafa e Abu Al Baraa sono stati vittime di restrizioni da parte dell’ESL (FSA) e inseriti in una lista nera. Uno dei fratelli di questa famiglia di combattenti e martiri era stato incarcerato per più di un mese per aver guidato un ciclomotore senza documenti. Anche Khero è stato imprigionato per essere in ritardo di un mese nel pagamento dell’affitto. Questo è ciò che soffrono oggi i combattenti della rivoluzione siriana, che hanno dato la vita e quella dei loro parenti oggi trasformati in martiri!

Khero: Saluti a tutti quelli che sono qui. Per me è un onore poter partecipare.
Comincio ringraziando il compagno Steif per quello che ha detto. Onestamente, la testimonianza che ci ha dato in questa riunione è accurata. Da undici anni resistiamo a tutte le truppe controrivoluzionarie che hanno invaso il nostro Paese. La gente oggi si chiede perché Putin stia invadendo l’Ucraina. Per capire devono vedere la quantità di bambini e di persone massacrate all’interno della rivoluzione siriana da Putin per conto degli Stati Uniti.

Voglio portarvi una testimonianza di quanto mi è successo. Due anni fa abbiamo subito il peggio dei terrori da parte di HTS, una fazione della borghesia sunnita che ha preso il controllo della Siria settentrionale. In primo luogo hanno iniziato stabilendo imposte per tutto ciò che si poteva fare. Poi, a poco a poco, hanno ricostituito la polizia e i tribunali. Tanto che oggi, sotto la minaccia delle armi, dirigono uno dei governi più terrificanti del nord della Siria.
Sono stato imprigionato. Siamo dodici persone in una casa molto piccola. Ci sono sei bambini che sono miei, tre bambini che sono di mio fratello, eppure non hanno mostrato pietà e mi hanno messo in prigione per essere rimasto indietro con l’affitto.
La barbarie significa che il lavoratore perde assolutamente tutti i suoi diritti. Qui siamo lavoratori senza alcun diritto. A causa del tradimento e dell’HTS, non solo non siamo stati in grado di ottenere ciò che reclamavamo nella rivoluzione, ma è stato istituito un governo uguale o peggiore di quello di Bashar Al Assad.

Dopo l’enorme mobilitazione avvenuta nell’undicesimo anniversario della rivoluzione siriana, hanno cominciato a dire che avrebbero aperto i fronti contro Putin. Stanno anche reclutando compagni siriani per andare a combattere in Ucraina.

Infine, una piccola conclusione che traggo, che è stata la nostra esperienza nel 2015-2016, con l’ondata di profughi siriani che arrivo in Europa. È molto positivo che accolgano i profughi, anche se forse ci fa male che ricevano più quelli dall’Ucraina che quelli dalla Siria. Ma capiamo che non è la soluzione. L’accoglienza dei rifugiati non pone fine al problema. La classe operaia non deve solo accogliere i profughi, ma sollevarsi per aiutare il popolo ucraino a combattere e respingere questa invasione.
Così avrebbe dovuto essere nel 2015. La classe operaia europea avrebbe dovuto unirsi alla nostra lotta, non essere neutrale solo nell’accogliere rifugiati, e aiutarci a sconfiggere Bashar Al Assad sul nostro stesso suolo. In questo modo non ci sarebbero stati più profughi.

Come rivoluzionari capiamo che dobbiamo sostenere qualsiasi rivoluzione che possa aver luogo nel mondo, anche se è un granello di sabbia, anche se è attraverso la comunicazione informatica, dove c’è una rivoluzione, dove c’è un oppresso, noi saremo là.
Vi ringrazio molto per il vostro tempo. Grazie mille per avermi ascoltato. Un saluto a tutti voi.
È stato un onore.

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