LA TUA SCELTA, SCIOPERO locandina sciopero Mariupol

Ucraina: sciopero generale dei lavoratori di Mariupol nell’area occupata dal macellaio Putin

Per l’unità della classe operaia ucraina per sconfiggere l’invasore e porre fine al saccheggio del FMI!

Fuori Putin!

Per un’Ucraina operaia, sovietica e indipendente!

Indubbiamente, oggi l’Ucraina è uno dei punti più caldi della lotta di classe a livello internazionale. Ma nonostante i fiumi di inchiostro e le ore di televisone dedicate a questa guerra, la borghesia mondiale – e anche le correnti che si dicono marxiste – hanno impegnato i loro sforzi per nascondere due fatti chiave in questa guerra: chi muore e soffre i costi di questa invasione è la CLASSE OPERAIA UCRAINA e che l’Ucraina è una nazione invasa da una nazione
oppressiva – come è la Russia – e saccheggiata dall’imperialismo.

Hanno voluto nascondere che l’Ucraina è una nazione eminentemente operaia, in cui si concentra uno dei battaglioni centrali del proletariato europeo e che oggi si dissangua nel cuore dell’Europa sotto i bombardamenti di Putin. Tenendo conto solo del lavoro registrato, dei suoi 44 milioni di abitanti, 15 milioni sono lavoratori, e 2,3 milioni sono operai industriali, con oltre 5 milioni di lavoratori agricoli, e più di 3 milioni di minatori, e centinaia di migliaia di portuali.

Tuttavia, anche se vogliono mettere a tacere questo fatto, un grido di guerra della classe operaia ucraina arriva a metterlo sulla scena: si tratta dell’appello allo sciopero generale contro l’invasore che emerge dalle macerie della devastata Mariupol, che era un tempo conosciuta, prima dell’invasione di Putin, come “la capitale dell’acciaio”, dove si trova la più grande azienda siderurgica del Paese. Questa città è stata particolarmente attaccata da Mosca, sistematicamente bombardata, affondando e distruggendo tutte le sue infrastrutture.

Lo sciopero di Mariupol ha come sue rivendicazioni centrali la resistenza all’occupante e il pagamento dei salari dovuti, dal momento che l’invasore non ha pagato i lavoratori per mesi e mesi. Ma oggi a Mariupol, non solo i salari non vengono pagati. Migliaia di persone sono state uccise e il costo della vita è salito alle stelle rendendo la vita impossibile alle masse, che in molte occasioni non hanno un posto dove vivere: gli occupanti non hanno risolto il problema degli alloggi a coloro ai quali hanno distrutto le case. Mariupol è stata ridotta a una città fantasma. Per le strade si può vedere come neanche le erbacce vengono rimosse. Con il suo stivale, Putin si incarica di perseguitare, interrogare e torturare chiunque sia sospettato di opporsi all’invasione. Ha vietato l’uso della lingua ucraina e ha popolato uffici, comuni e scuole con il suo volto e con quelli dei sindaci dell’occupazione.

La classe lavoratrice di questa città si è alzata, convocando uno sciopero generale il 10 settembre, indetto da un Comitato per lo sciopero generale. Lo stesso 10 settembre, quando si terrà una un’elezione fantoccia e fraudolenta con il fucile del macellaio Putin nelle zone occupate. Mariupol, come abbiamo detto, concentra le acciaierie più importanti della nazione, così come i porti chiave da cui cereali e minerali vengono esportati nel mondo. Da lì la classe operaia, dalla resistenza all’invasione, scende a combattere con i suoi metodi di lotta.

Lo sciopero di Mariupol apre la strada per sconfiggere l’invasore e porre fine alla spoliazione e al saccheggio a cui viene sottoposta la nazione da parte di Putin e l’imperialismo con il FMI. Gli operai di Mariupol, con il loro appello, pongono all’ordine del giorno l’unità immediata della classe operaia d’Ucraina in una sola rivendicazione e in una sola lotta. La classe operaia di tutta l’Ucraina deve rispondere a questo appello e unirsi allo sciopero. Sotto lo stivale di Putin, o sotto il governo di Zelensky, i lavoratori soffrono per le penurie più aberranti. Ricordiamo che una delle prime risoluzioni del presidente ucraino all’inizio della guerra è stata quella di consentire licenziamenti senza causa e senza risarcimenti, oltre a legalizzare il mancato pagamento dei salari.

Ecco perché l’appello allo sciopero degli operai di Mariupol aumenta immediatamente l’unità della classe operaia ucraina, che è stata divisa in questa guerra tra gli operai di Kiev sotto il controllo di Zelensky, e gli operai del Donbass occupato da Mosca. Bisogna che si uniscano le fila operaie dal Donbass a Kiev!

Ma questo sciopero generale propone anche l’unità con la classe operaia russa, poiché le stesse rivendicazioni le uniscono e affrontano uno stesso nemico: il macellaio Putin, colui che getta i giovani e gli operai a morire in una guerra che non è la loro ed è per questo che fuggono a migliaia, emigrano e sabotano e incendiano quotidianamente i posti di arruolamento russi. Diciamo che hanno le stesse richieste perché il macellaio di Mosca ha per abitudine il mancato pagamento dei salari e centinaia di migliaia di persone lo soffrono nelle terre russe. La classe operaia russa ha nelle sue mani la possibilità di provocare a Putin un vero “Vietnam” in Russia sollevandosi contro questo oppressore che schiaccia la sua stessa classe operaia e quella di tutte le ex repubbliche operaie dell’Eurasia. Questo, noi diciamo, è il missile più potente della classe operaia ucraina, nel rinsaldare l’unità con la classe operaia russa ne va della sua vita.

Solo una strategia proletaria indipendente per la vittoria della nazione invasa può portare l’Ucraina, alleata al proletariato europeo e russo a sconfiggere Putin e porre fine al saccheggio imperialista.

Recentemente, l’Incontro Leon Trotsky a San Paolo (Brasile), ha raccolto correnti che hanno posizioni agli opposti, ad esempio, sulla questione ucraina e la guerra oggi.

Tra loro c’erano quelli che difendono apertamente l’invasione criminale di Putin e ci chiediamo cosa diranno oggi di fronte allo sciopero generale di Mariupol? Continueranno a salire sui carri armati di Putin per schiacciarla nel sangue e nel fuoco?

E coloro che sottomettono ogni lotta del popolo e la resistenza ucraina alla NATO, chiameranno da Kiev allo sciopero generale in difesa di tutte le conquiste che vengono strappate alla classe operaia e lotteranno per prendere loro il controllo militare della difesa nazionale?

Allo stesso tavolo di San Paolo c’erano quelli che si dichiarano “neutrali”, coloro che sostengono che siamo di fronte a due bande reazionarie, che questa è una guerra in cui si stanno affrontando la NATO e Mosca e che non si può prendere posizione né ubicarsi in alcuna delle due trincee. Questa è la posizione del SWP inglese, replicata da partiti come il PTS d’Argentina. Di fronte allo sciopero di Mariupol, i signori neutrali diranno che gli operai di Mariupol, “per interposta persona”, “fanno il gioco dell’imperialismo”, affrontando Mosca? Rimarranno “neutrali” di fronte allo sciopero contro l’invasore?

Ma una sconfitta di Putin per mano delle masse ucraine non solo le metterebbe in una posizione migliore per affrontare il governo lacchè della NATO di Zelensky, ma sarebbe un soffio di lotta per le masse di Siria che tornano a combattere oggi, un respiro affinché torni al torrente rivoluzionario il proletariato degli ex stati operai dell’Europa orientale e dell’Eurasia, mille volte schiacciato dallo stivale di Putin. Ponzio Pilato alza le spalle tra i cadaveri e fugge ben lontano dalle bombe con le sue bandiere bianche.

Ma al contrario, una vittoria di Putin, schiacciando il proletariato e le masse oppresse dell’Ucraina, significherebbe una sconfitta strategica per tutte le masse ex sovietiche, dimodoché esse non osino mai più sollevarsi. È per questo che l’imperialismo lascia correre la guerra e il massacro delle masse ucraine. In questo modo sta castigando le masse di tutti gli ex stati operai.

Ecco perché oggi, più che mai, si pone la necessità che sia la classe operaia, unificando i suoi ranghi dal Donbass a Kiev, a prendere la guida della guerra, poiché è sempre più evidente che con la guida della borghesia e del lacchè Zelensky è impossibile sconfiggere l’invasore. Il programma per il quale l’Ucraina possa raggiungere la sua indipendenza nazionale e non essere oppressa da Mosca e dalla NATO, non è altro che la classe operaia prenda la direzione della guerra e intervenga con i metodi della rivoluzione proletaria, espropriando gli espropriatori del popolo, prendendo il controllo della produzione e mettendo tutte le risorse al servizio della sconfitta dell’occupante.

Oggi si conferma la posizione del trotskismo che la questione nazionale può essere risolta pienamente ed efficacemente solo dalla classe operaia e dai suoi alleati, i contadini poveri, al potere… cioè con la dittatura del proletariato. Come in ogni paese coloniale e semicoloniale, la borghesia ucraina è legata con mille e uno affari all’imperialismo, e ad esso e ai suoi affari è legato il suo destino. Al contrario, della classe operaia e dei contadini poveri ne va la vita nel portare a termine i compiti democratici di liberazione nazionale e di riforma agraria, che possono essere raggiunti solo combinando questi compiti con compiti socialisti, con una rivoluzione trionfante che sarà un anello e un passo decisivo della rivoluzione socialista internazionale e, in questo caso, europea in particolare. Così è successo con il trionfo della Rivoluzione d’Ottobre, l’unico momento nella storia in cui la nazione ucraina ha potuto esistere, come UCRANIA SOVIETICA E INDIPENDENTE, federata per sua propria volontà nell’URSS.

La classe operaia europea oggi più che mai deve stare affianco alla classe operaia ucraina.

L’Ucraina può essere l’anello chiave per unire la rivoluzione europea dalle steppe russe al Portogallo

La rottura della classe operaia dei paesi imperialisti d’Europa e degli Stati Uniti con i propri governi e regimi controrivoluzionari e saccheggiatori dei popoli oppressi, è la questione chiave e decisiva per la liberazione del proletariato dell’Europa orientale e delle ex repubbliche sovietiche da ogni oppressione e schiavitù. La classe operaia europea deve accorrere alla chiamata dei suoi fratelli ucraini e dire: “Il nemico è in casa”.

E questo è ciò che passano in silenzio molto bene tutte le direzioni staliniste che sostenendo il macellaio Putin urlano contro la NATO, ma si guardano molto bene dal sostenere la lotta dei lavoratori dei paesi centrali contro i governi della NATO, essendo i partiti comunisti a gestire le confederazioni sindacali europei. E anche le correnti che si atteggiano a “pacifiste” e alla Ponzio Pilato dicono che non bisogna sostenere alcuna parte perché sono tutti reazionari, dicono alla classe operaia ucraina che non solo deve sconfiggere Putin, ma persino che la classe lavoratrice ucraina, una classe operaia di UNA nazione dovrebbe sconfiggere la NATO… Incredibile. Così silenziano e non pongono i suoi compiti internazionalisti alla classe operaia dei Paesi imperialisti, limitando ogni possibilità di lotta unificata della classe operaia europea e con la classe operaia degli USA.

Ma in Ucraina non sta combattendo la NATO; combattono i gli operai e le masse popolari ucraine schiacciate da Mosca, al di là della direzione politica borghese e arcireazionaria della guerra nazionale, perché come cerchiamo di sostenere senza il sostegno della classe operaia russa e di tutta Europa, il proletariato ucraino non sarà in grado di prendere la direzione della guerra. Anche se cerca ad ogni passo, come abbiamo visto ieri a Mariupol quando gli operai si sono trincerati nelle acciaierie per resistere all’invasione, e come vediamo nella convocazione dello sciopero del 10 settembre che afferma: “Lo sciopero è la voce di coloro che vivono sotto i dettami dell’occupante, sono privati dei diritti umani e dell’indipendenza nazionale”.

La classe operaia ucraina ha bisogno di unire i suoi ranghi in difesa della nazione invasa da Mosca e saccheggiata dall’imperialismo. Ma non puo’ farlo da sola. Le direzioni traditrici, le burocrazie operaie e lo stalinismo dividono i ranghi e la lotta della classe operaia dei Paesi oppressi, dei loro fratelli europei e russi. Ciò consente alle potenze imperialiste e a Putin di scaricare l’intero attacco contro le masse dell’Europa occidentale, in Russia, nell’Ucraina oppressa e in tutte le nazioni del mondo coloniale e semi-coloniale.

Questo è il motivo per cui la classe operaie europea e russa devono prendersi per mano e combattere a fianco dei loro fratelli ucraini per fermare la macchina da guerra di Putin, disarmare la NATO, espellere il FMI dall’Ucraina e statalizzare e nazionalizzare senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori tutte le imprese imperialiste e degli oligarchi milionari alleati, a Mosca o a Francoforte, nel saccheggio dell’Ucraina e nel supersfruttamento della sua classe operaia.

In tutta Europa, dal Portogallo alle steppe russe: la stessa classe, lo stesso nemico, la stessa lotta!

Eliza Funes e Nadia Briante

→ qui l’originale

Convoglio russo d’invasione in Ucraina
I carri armati di Putin invadono l’Ucraina
Bombardamento russo su Kiev
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Poster dello sciopero di Mariupol

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